Quando si parla di efficienza energetica si possono fare disquisizioni teoriche corredate da previsioni e aspettative. Ma si possono anche presentare dati, risultati ed esperienze. Come quelle illustrate ieri al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano in occasione della consegna dell’ABB Energy Efficiency Award 2014. Le testimonianze delle aziende vincitrici hanno documentato come il risparmio energetico sia possibile in situazioni e contesti differenti; come ha commentato, parlando a Ilsussidiario.net, l’Amministratore Delegato di ABB SpA Matteo Marini: “Anche quest’anno l’ABB Energy Efficiency Award è stato assegnato a realtà molto diverse fra loro, sia per dimensioni che per settore di attività, a conferma della trasversalità della tematica dell’efficienza energetica e della possibilità di avere un ritorno economico significativo anche con investimenti contenuti”. Guardando le esperienze delle aziende si scoprono cose interessanti. In una acciaieria come quella di Vicenza di AFV Acciaierie Beltrame, uno stabilimento fortemente “energivoro”, sui quattro circuiti dei due forni sono stati installati motori ABB in classe IE3 e inverter ACS 800 per la loro regolazione, che hanno significativamente ridotto i consumi elettrici; con un risparmio è di 1.538 MWh/anno. Nel termovalorizzatore di Acerra (NA), che smaltisce 600 mila tonnellate all’anno di rifiuti urbani pretrattati, due interventi di miglioramento dell’efficienza che hanno permesso di ridurre i consumi e di disporre di una maggiore quantità di energia da immettere in rete. Mentre in un’industria alimentare come la Galbani, nello stabilimento di Melzo, che produce 30 mila tonnellate all’anno di salumi, si è deciso di migliorarne il COP (Coefficient of Performance), cioè l’indice che definisce la relazione fra la potenza erogata dalla pompa di calore e quella con cui è alimentato il compressore: il risultato è che i consumi elettrici si sono ridotti di 830 MWH/anno.



Anche nel settore building ci sono casi di successo: come un’altra delle aziende premiate, la Albasolar, la cui sede è un edificio intelligente in classe energetica A+ che consuma meno energia di quanta ne produce; il suo Il progetto contiene gli ultimi ritrovati della green economy tra cui: facciata fotovoltaica ventilata amorfa, building automation ABB a standard Konnex, pompa di calore con recupero di calore e ventilazione forzata, sistema eolico da tetto. O ancora, nel settore trasporti, una realtà come Grandi Navi Veloci ha ottenuto riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale grazie all’ottimizzazione delle tecnologie di bordo: in particolare del sistema di ventilazione dell’apparato motore e del locale generatori del traghetto La Suprema. Nei primi cinque mesi di applicazione, la soluzione ABB ha ridotto i consumi del sistema di ventilazione in media del 35%; ciò implica un minore utilizzo di combustibile e una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 50 tonnellate/mese.



Sono esempi che inducono Marini a sostenere che “Dobbiamo incrementare le leve che spingono gli investimenti in efficienza energetica, sia a livello pubblico che privato, puntando su informazione, formazione e semplificazione della normativa. Il Paese ne guadagnerà in competitività”. Il Ceo di ABB può fare questo invito anche in forza delle analisi contenute nella seconda edizione del documento di riferimento del Gruppo ABB per l’efficienza energetica “Trend globali dell’efficienza energetica”. Il report è articolato in due sezioni: una realizzata dall’Economist Intelligence Unit, che ha condotto un sondaggio a livello mondiale tra circa 340 executive senior executive dell’industria e delle utility per misurare e analizzare le più diffuse circa l’utilizzo più efficiente dell’energia; la seconda parte, svolta da Enerdata, si focalizza sui Paesi del G20 che rappresentano circa tre quarti del consumo energetico mondiale. Circa il 77% dei produttori afferma che l’efficienza energetica sarà un fattore critico di successo fondamentale per la propria redditività nei prossimi 20 anni; per il 35% degli intervistati, la sostenibilità è un fattore determinante sulla scelta di investire in efficienza energetica ed è interessante notare – osserva Marini – come questo dato sia in crescita del 30% rispetto al 2010.



I dati raccolti da Enerdata dimostrano come negli ultimi 20 anni i progressi in materia di efficienza energetica sono stati significativi. A livello mondiale, dal 1990 l’energia necessaria per unità di PIL (intensità energetica) è in calo dell’1,3%/anno, con miglioramenti registrati in tutte le aree geografiche, in particolare in Cina, CSI e India. Interpellato sulla situazione cinese, che conosce bene, Marini nota che “la Cina sul tema dell’efficienza energetica si è mossa tardi; per tanti anni il suo obiettivo numero uno era di recuperare un effettivo volano per la produzione e la crescita utilizzando qualsiasi forma e qualsiasi fonte energetica (si pensi al carbone …). Adesso che anche loro cominciano ad accorgersi che le risorse sono sempre più care, hanno iniziato a imboccare, inizialmente con una certa riluttanza poi con più convinzione la strada del risparmio energetico. Sono convinto che ci arriveranno presto, in quanto hanno una capacità di muovere in modo molto più compatto e unitario risorse, tecnologie, competenze”. Marini porta un esempio laterale ma eloquente: la Cina è il più grosso produttore di trasformatori con lamierino in materiale amorfo, che comporta un grande risparmio rispetto a quelli tradizionali. “In molti ambiti sono più avanti degli Stati Uniti, per i quali bisogna dire che il basso costo dell’energia, conseguente alla scoperta dello shale gas non è certo stato un incentivo alla riduzione dei costi”. 

Cosa dire della ricerca in questi settori; dobbiamo aspettarci particolari novità? “Secondo me, due sono gli ambiti di novità. Il primo è il software. L’efficienza energetica è sempre più una questione di software più che di hardware; sempre più dovremo investire nei software di gestione dei sistemi energetici integrati. Questo vale non soltanto nella grande industria quanto nel terziario, residenziale e commerciale leggero”. L’altro ambito nel quale secondo Marini bisogna aumentare gli investimenti è la domotica. “Non solo o non soprattutto per la tecnologia quanto per la tecnologia unita ai comportamenti”. Si tratta quindi di abbattere la barriera dello scetticismo e rendere semplice e comprensibile per gli utenti la strumentazione e l’interfaccia di una tecnologia che è complessa ma che può portare lentamente gli utenti a mettere in atto comportamenti virtuosi. “Accade anche qui un po’ quello che si verifica in altri campi; prenda ad esempio i veicoli elettrici e la possibilità della loro ampia diffusione : un problema è ovviamente quello delle colonnine di ricarica ma un altro è quello di processare gestire l’enorme mole di dati che arriveranno al gestore del servizio da una quantità di punti e di soggetti con contratti, tariffe e situazioni diverse; le tecnologie non mancano ma il problema di gestire tutto il sistema non è di poco conto”.