«La ricerca dei giacimenti di petrolio in Italia è stata fermata dalle Regioni che volevano tangenti in cambio dei permessi. Con la scusa di non danneggiare il turismo, si è bloccata quella che poteva essere una grande risorsa per il Paese». Lo afferma Marcello Colitti, economista esperto di energia ed ex manager dell’Eni fin dai tempi di Mattei. In un editoriale dell’ex presidente del consiglio, Romano Prodi, pubblicato sul Messaggero di domenica, si afferma che l’Italia è “al primo posto per riserve di petrolio in Europa, esclusi i grandi produttori del Mare del Nord (Norvegia e UK)”, e se il nostro Paese le cercasse potrebbe “raddoppiare la sua produzione di idrocarburi a circa 22 milioni di tonnellate equivalenti petrolio entro il 2020”.



L’Italia dispone davvero di risorse di petrolio così ingenti?

L’Italia ha delle risorse di petrolio ma non le cerca. Dopo avere concluso la ricerca del gas nel Mar Adriatico, a quasi tutte le nuove richieste è stato opposto un rifiuto da parte delle autorità.

A suo tempo Mattei cercò il petrolio in Italia senza riuscirvi. Perché dovremmo riuscirci adesso?



Mattei non trovò il petrolio ma riuscì a scoprire i giacimenti di gas, che hanno alimentato l’economia italiana per 40 anni. Il problema è stato però che a un certo punto abbiamo smesso di cercare gas e petrolio perché ciò è stato proibito, e quindi continuano a esserci dei giacimenti ampiamente inutilizzati. Gli italiani hanno rinunciato a cercare gas e petrolio perché si è detto che così si danneggiava il turismo. Il paradosso è che ampi giacimenti di gas sono stati trovati lungo le coste romagnole, eppure il turismo in Riviera continua a essere florido. Dichiarare che la ricerca e la produzione di gas nell’Adriatico sono nocive per il turismo significa andare contro la realtà dei fatti.



Si può affermare con certezza che sotto l’Italia c’è il petrolio?

Sì, in particolare si sa con certezza dell’esistenza di un giacimento nel Sud Italia, tanto è vero che è stata costruita una raffineria a Taranto. Le aree sedimentarie di petrolio in Italia ci sono, bisognerebbe solo cercarle con molta più cura e tenacia.

Quale iter è necessario per la ricerca dei giacimenti?

La ricerca del petrolio comporta un processo lungo. Per ottenere il permesso di ricerca occorre un iter amministrativo piuttosto complicato, che nella maggioranza dei casi è rifiutato. Quando questo processo è accolto, inizia la fase di ricerca e la compagnia può realizzare i primi impianti. Deve chiedere un permesso per costruire il primo pozzo, poi un altro per il secondo pozzo, e così via. Se la ricerca va a buon fine, a quel punto occorre presentare il permesso per produrre. Questa lunga fase è sempre soggetta ai veti incrociati dei vari soggetti istituzionali competenti in materia. Il paradosso guarda caso è che invece i permessi edilizi per costruire palazzi in riva al mare arrivano sempre.

 

Per quale motivo i permessi per la ricerca di petrolio non arrivano?

Da quando esistono le Regioni, non hanno più dato i permessi per la ricerca del petrolio. E il motivo probabilmente è che le Regioni stesse in cambio hanno chiesto denaro che non è arrivato.

 

Denaro sotto forma di tangenti?

Sì, chi guida le Regioni ha bisogno di soldi per farsi rieleggere, e quindi senza soldi non dà nessun permesso. Si tratta di una pratica illegale, ma del resto da quando in qua l’Italia è un Paese legale?

 

Su quali basi fa questa denuncia?

Le richieste di permessi per la ricerca di gas e petrolio negli ultimi anni sono state decine e decine, e sono state tutte rifiutate, a cominciare dai giacimenti di gas nell’Adriatico del Nord di cui tutti conoscono l’esistenza ma che non possono essere toccati. L’unica eccezione è stato il progetto Tempa Rossa in Basilicata, che si è riusciti a sviluppare perché erano coinvolti anche i francesi della Total, e dunque chiedere soldi diventava più complicato.

 

(Pietro Vernizzi)