In Italia sono installati impianti fotovoltaici per 24 GW (gigawatt) che producono 3 GW elettrici. Per produrre 1 GW elettrico con gli impianti, bisogna installare 8 GW di pannelli. Dunque, il Fv (impianto fotovoltaico) costa 2.400 euro per kW (chilowatt). Questo è il prezzo che il governo ha pagato a chi installava il Fv nell’ambito del Superbonus 110%. Moltiplicando ora 2400 euro/kW per 8 GW, vediamo che per produrre 1 GW elettrico col fotovoltaico spendiamo circa 20 miliardi. Proprio 20 miliardi, spiega La Verità, sono quelli impegnati dalla Polonia alla Westinghouse che fornirà 3 reattori nucleari che produrranno 3.3 GW elettrici, dunque il triplo.
Gli impianti nucleari, spiega il quotidiano, hanno vita certificata tripla rispetto agli impianti Fv. Per garantire col Fv la produzione di 1 GW elettrico per 60 anni bisognerà impegnare 60 miliardi mentre per garantirne 3.3 bisognerà impegnarne 200 miliardi. Con 20 miliardi, i polacchi ottengono lo stesso risultato. Il Fv produce per 6 ore al giorno dunque deve esserci un impianto convenzionale per coprire le restanti 18 ore, o ancora peggio un sistema di accumulo. Riguardo questa seconda ipotesi, il nostro Paese assorbe minimo 30 GW: se venisse utilizzato per 18 ore, quindi, parleremmo di più di 500 GWh d’elettricità. Inoltre, avremmo bisogno di capacità di accumulo che copra più giorni: secondo i tecnici, per 20. Sarebbero tanti, dunque, i limiti dell’energia fotovoltaica, che al momento viene sostenuta dai sussidi.
Energia fotovoltaica: costi choc rispetto al nucleare
Con 20 miliardi di nucleare, dunque, si ottiene lo stesso con 200 miliardi di impianti fotovoltaici. Dunque, si tratterebbe secondo La Verità di soldi risparmiati che potrebbero essere impiegati per scuole, ospedali, ferrovie e molto altro. Il Fv in Italia è incentivato da quasi vent’anni e in Paesi come la Germania da ancora di più. Secondo il quotidiano avrebbe già dimostrato di aver fallito. Ci sarebbe solamente una fonte rinnovabile che varrebbe la pena di incentivare: l’idroelettrico di grossa taglia. In questo caso l’incentivo necessario non sarebbe economico ma di garanzia.
Ai tempi di Pier Luigi Bersani, il settore energetico è stato affidato nelle mani di enti locali, che hanno così avuto il potere di bloccare l’intero Paese. Oggi invece sono state create le “comunità energetiche”, che sarebbero diventate sorgenti di sperperi e di confusione in un settore che invece avrebbe bisogno del controllo del governo centrale. L’energia fotovoltaica ne sarebbe infatti l’esempio: viene incentivata dai sussidi ma i costi sarebbero insostenibili rispetto ad altre fonti.