Il dibattito sull’energia nucleare torna ad animare l’Italia. A riaprire la questione l’esecutivo e in particolare il vice premier Matteo Salvini, che ha messo sul tavolo il concetto di “nucleare pulito” che, come spiega Libero, segue un concetto semplice: sarebbe quell’energia derivante dalla fusione nucleare che promette di essere a scorie zero e molto più sicura rispetto alla classica. Si tratta di un tipo di energia ancora in sperimentazione. Per arrivare alla fusione, le potenze mondiali hanno dato il via ad un progetto che si chiama ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che costa 65 miliardi di euro: l’Italia vi contribuisce per il 9%. I primi risultati dovrebbero arrivare intorno al 2050.



Bruno Coppi, uno dei massimi esperti nucleari al mondo, di origine italiana ma da una vita negli Stati Uniti dove lavora al Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove ha diretto il programma di ricerca sulla fusione nucleare, a Libero ha parlato proprio del suo progetto: “Si chiama Ignitor. Per realizzarlo ci vogliono 100/150 milioni e la macchina che porterà all’innesco della fusione è grande un ottantesimo rispetto a quella di Iter. L’altra cosa interessante è che l’Italia ha tutte le conoscenze e soprattutto le imprese per produrre tutto in casa”. Il progetto partito dal Mit ha vissuto alti e bassi: “Ci sono imprese private che stanno portando avanti la sperimentazione in Inghilterra, Germania e Stati Uniti” spiega ancora il fisico. Anche la Russia era interessata: “Ci sono stati incontri, siamo andati a visionare un sito alla periferia di Mosca, poi lo scoppio della guerra con l’Ucraina ha bloccato la cooperazione tra Italia e Russia”.



Energia nucleare: “A Piacenza il sito ideale”

Bruno Coppi, esperto nucleare tra i massimi al mondo, a Libero ha spiegato di non capire perché il pubblico non investa su Ignitor in Italia. Da qui l’appello alle istituzioni: se l’Italia investe sei miliardi di euro per un progetto che finirà la sua sperimentazione nel 2050, perché non mette a disposizione 100/150 milioni per arrivare in fondo a un progetto che darà risposte in pochi anni? Il piano d’azione è già pronto: “Il sito dell’ex centrale di Caorso, in provincia di Piacenza, è l’ideale. Abbiamo già fatto studi di fattibili che vanno solo aggiornati. Bastano pochi aggiustamenti strutturali e si potrebbe partire con la costruzione della macchina di accensione”. “



Secondo l’esperto, “una volta sperimentato che funziona si dovrebbe procedere alla costruzione di un reattore dalle dimensioni contenute”. Contenuta non solo la dimensione, ma anche il rischio: “Rispetto ai tradizionali reattori a fissione, il vantaggio è che la fusione viene alimentato da una fonte di energia, se succede qualcosa basta togliere l’energia e il reattore si ferma”. Manca però l’autorizzazione politica per fare una cosa del genere. Secondo Libero, grazie al lavoro del consigliere regionale leghista Riccardo Pase, Coppi è stato messo in contatto con l’assessore all’Ambiente Giorgio Maione e alcune grandi aziende interessate a riprendere il discorso. Pase ha spiegato: “Ci sono molti progetti in itinere in tutto il mondo, molti derivano dagli studi del professor Coppi. L’Italia non si lasci scappare questa occasione. Noi presto rimetteremo assieme scienziati, politici e stakeholder nel corso di un convegno che avrà lo scopo di condividere un percorso che veda la Lombardia e l’Italia protagonista del nucleare pulito”.