A pagina 90 delle 491 pagine della versione definitiva del Piano energia e clima (Pniec) che il Governo italiano ha inviato alla Commissione europea, compare anche uno scenario che prevede 8 GW di generazione da nucleare sia da fissione nel medio termine che da fusione a ridosso della metà del secolo. Certo un contributo marginale rispetto alle rinnovabili per le quali si punta a arrivare a una capacità di 131 GW, però è una prima assoluta che un documento ufficiale contempli di avere una quota di produzione nucleare in sinergia e a supporto delle rinnovabili.



La spinta nell’elettrificazione, pilastro fondamentale della decarbonizzazione e della produzione di idrogeno e combustibili sintetici, prevede di portare al 2050 il fabbisogno elettrico dagli attuali 319 a 583 TWh con nucleare e 551,7 senza nucleare. La quota di base della generazione da atomo potrebbe fornire l’11% dell’energia totale richiesta con una possibile proiezione verso il 22%. Si stima che questi impianti nucleari di ultima generazione garantirebbero sicurezza al sistema elettrico esposto all’intermittenza e non programmabilità delle fonti rinnovabili insensibili ai profili orari della domanda. Seppure questo limite si aggira con un esercito di batterie, l’opzione viene indicata nel documento come “possibile ma non economicamente efficiente”. Invece, secondo il costo calcolato degli esperti del Mase, l’opzione nucleare consentirebbe un risparmio di 17 miliardi rispetto a uno scenario senza nucleare.



Anche se i tempi dell’atomo non sono brevi – e sono necessarie le opportune modifiche legislative nazionali -, il documento considera in particolare i piccoli reattori modulari a fissione e tra una trentina di anni i reattori a fusione. Se i primi sono in fase prototipale ancorché avanzata, la ricerca sulla fusione allo stato attuale fa presagire che vedremo una centrale commerciale a fusione non prima della fine del secolo. Ulteriore vantaggio del nucleare, si legge nel Piano, è la riduzione della necessità di ricorrere sia alla generazione a gas naturale con CCS (cattura e sequestro del carbonio) che alla produzione di bioenergie.



L’approccio del Pniec non convince gli ambientalisti, i quali temono che pensando al nucleare si rischia di vanificare gli impegni su rinnovabili ed efficientamento. Quasi fosse un gioco a somma zero, mentre una decarbonizzazione giusta e graduale dovrebbe contemplare un mix energetico nel principio della neutralità tecnologica. E, infatti, come precisa il documento, “l’ipotesi di scenario nucleare (…) non modifica né inficia in alcun modo le ipotesi 2030 alla base di questo aggiornamento Pniec e le relative conclusioni, ma si limita ad evidenziare, a valle delle analisi portate avanti all’interno della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, PNNS (organismo di raccordo presso il ministero per definire una possibile ripresa del nucleare in Italia, ndr), un potenziale ruolo dell’energia nucleare per contribuire al ‘Net Zero’ al 2050”.

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