Tra le ipotesi allo studio del Governo per affrontare l’emergenza bollette ci sarebbe quella di concedere una moratoria di sei mesi a famiglie e imprese per i mancati pagamenti; in questo tempo non si rischierebbe il distacco delle utenze. Non è chiaro cosa succederebbe al termine di questo periodo dopo sei mesi di accumulo di debito. Non è chiaro né dal punto di vista delle utilities che si accollerebbero il rischio, né dal punto di vista delle famiglie e delle imprese che si vedrebbero comunque addebitato un conto che è un multiplo di quello dell’anno scorso. L’unico effetto di questo provvedimento sarebbe un sollievo temporaneo al costo di disincentivare qualsiasi correttivo sia nei comportamenti personali che aziendali.
Una moratoria di questo tipo alimenterebbe la speranza di un provvedimento governativo perché è difficile pensare che l’esecutivo permetta di accumulare un debito pari a diversi “vecchi” anni di morosità per poi lasciare che venga presentato un conto insostenibile e una marea di insoluti. La questione è ancora più problematica nei condomini con utenze centralizzate dato che i condomini rispondono in solido. In questo caso tutti i condomini risponderebbero delle morosità altrui per importi fuori scala. Sarebbero più tutelati se il fornitore di gas, per esempio, tagliasse immediatamente la fornitura; altrimenti si subirebbe il rischio di vedersi accollato un debito condominiale fuori scala causando un problema finanziario molto diffuso.
Il solo fatto che i principali quotidiani abbiano pubblicato questo rumour dà la misura di come si sia affrontato il problema. Oggi il colpevole è la speculazione o le imprese che speculano, ma al fondo della questione c’è il fatto che in sei mesi è sparito il principale fornitore di gas dell’Italia e che sostituirlo è complicato e richiede molto lavoro. Non ci sono alchimie finanziarie, monetarie o fiscali. Oggi il gas c’è perché la stagione invernale non è ancora iniziata, ma tutti i principali attori del mercato energetico si dicono preoccupati e sperano in un inverno mite. Non solo. Nessuno specifica che nel 2022, nonostante tutto, sia arrivato ancora molto gas russo che nel 2023 non ci sarà. Finito l’inverno, in altre parole, lo scenario non è migliore di quello attuale per una questione “fisica” da cui non si può scappare.
Non si capisce se si vuole posticipare il problema, ingigantendolo nel frattempo, se non si vuole o non si può dire la verità oppure se il costo politico di dirla e poi prendere provvedimenti sia troppo alto. Prendere provvedimenti significa, come minimo, dire che o si accantona la transizione energetica oppure bisogna accettare la desertificazione industriale e una riduzione della qualità della vita che ci riporta agli anni ’50. Nel frattempo la stragrande maggioranza degli italiani si appresta a entrare nella stagione invernale senza avere alcuna cognizione né dei costi, né dei rischi di razionamento. Questa incoscienza, alimentata da “colpevoli finanziari”, bonus e moratorie, impedisce in molti casi l’adozione se non di soluzioni almeno di correttivi anche per chi potrebbe permetterseli. Si potrebbe agire sia a livello personale che condominiale e in alcuni casi anche negli esercizi commerciali.
L’emergenza energetica non è, contrariamente a quello che si pensa, una questione delle ultime settimane. Le prime impennate del prezzo del gas sono avvenute all’inizio dell’estate 2021 e per tutto l’autunno del 2021 era chiaro, se non leggendo i giornali almeno guardando i grafici del prezzo del gas europeo, che c’era un problema con il nostro principale fornitore. La guerra è scoppiata a febbraio e sono passati altri nove mesi. Nel frattempo non è stato fatto alcun piano di razionamento, alcun invito ad approvare riduzioni consistenti delle ore di accensione nei condomini, alcuna pubblicità a strumenti di riscaldamento alternativi e dulcis in fundo alcuna modifica a un impianto normativo che ha assicurato la fine di qualsiasi attività esplorativa in un mare, il nostro, che potrebbe dare soddisfazioni.
La moratoria sulle bollette non sarebbe che l’ultimo estremo tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto che è già evidentemente al colmo. Non si capisce, sinceramente, in cosa si speri o quale capro espiatorio possa essere caricato di così tanti errori.
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