C’è un nuovo farmaco per il tumore al seno che riduce il rischio di mortalità del 36%, ma mentre altrove non si paga, in Italia potrebbe costare 13mila euro a seduta. Il condizionale è dovuto al fatto che non è neppure disponibile, perché manca ancora il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Si chiama Enhertu, è prodotto da AstraZeneca con Daiichi Sankyo e dal 4 luglio è a carico del Servizio sanitario nazionale per le donne affette da carcinoma mammario detto Her 2 positivo non operabile o metastatico, già trattato con la chemioterapia, che potevano averlo anche prima «per uso compassionevole», mentre le donne nelle stesse condizioni malate di Her 2 Low,quindi un quantitativo inferiore di proteina Her 2, devono pagarselo. Neppure poco, perché il farmaco costa caro: circa 3.850 euro a fiala, considerando che il trattamento, ogni 21 giorni, prevede una fiala per 18,4 chili di peso corporeo. Ne parla il Fatto Quotidiano, a cui una donna ha raccontato di aver appreso da un preventivo che la spesa potrebbe aggirarsi attorno ai 13mila euro a seduta.



«Le spese sono tutte a mio carico, non si capisce perché abbiano aperto due diverse procedure per lo stesso farmaco, per due tumori che si differenziano solo per la proteina Her 2». La durata mediana del trattamento è di circa 8 mesi, quindi vuol dire che servirebbero 100mila euro per curarsi con questo farmaco. «Abbiamo diverse decine di pazienti nelle stesse condizioni, una minoranza lo paga attraverso le assicurazioni ma la maggior parte delle donne al momento non ha accesso al farmaco», spiega l’oncologa Emilia Montagna dell’Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo). Secondo le stime del professor Francesco Cognetti, oncologo e presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce), in Italia ci sono circa 2.500-3.000 donne all’anno che potrebbero curarsi con questo farmaco per il tumore al seno Her 2 Low metastatico.



“IN ITALIA RITARDI PER TUTTI I FARMACI ONCOLOGICI NUOVI”

Il farmaco Enhertu è un anticorpo monoclonale (Trastuzumab) coniugato con un chemioterapico (deruxtecan). Le procedure dell’Aifa sono due in quanto, oltre ad essere indicato per il tumore al seno Her 2 positivo, dal giugno 2022 è emerso da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine che è efficace anche contro i tumori Her 2 Low. La prospettiva di vita senza progressione della malattia sale in media a 10,1 mesi contro i 5,4 della chemioterapia tradizionale, mentre il rischio di mortalità scende del 36%: la sopravvivenza globale in media è di 23,4 mesi anziché i 16,8 della chemio. Approvato nel 2022 negli Usa e nel gennaio 2023 dall’Agenzia europea del farmaco (Ema), il farmaco Enhertu è rimborso in Germania, Austria e Lussemburgo, mentre in Francia è temporaneamente disponibile a carico della sanità pubblica tramite un programma specifico.



L’esame della Commissione tecnico scientifica dell’Aifa è in dirittura d’arrivo, stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, ma il problema è la negoziazione del prezzo, che dovrebbe concludersi nel febbraio 2024. Il ministero della Salute ha sollecitato l’Aifa, ma i tempi lunghi potrebbero essere legati al contenimento dei costi. Per il professor Cognetti ci sono «ritardi per tutti i farmaci nuovi in oncologia. I tempi a partire dall’autorizzazione di Ema sono in media di ben 14 mesi, si aggiungono altri 10 mesi in media (range 4-16) per l’accesso regionale e la selezione dei centri abilitati». Nel complesso, «i ritardi per i pazienti sfortunati delle Regioni inadempienti, possono arrivare a due anni. Siamo molto indietro fra i Paesi europei».