In questi giorni Italia ed Egitto ai massimi livelli stanno discutendo una commessa per Fincantieri, per due iniziali fregate Fremm, che nel medio periodo potrebbe portare a lavori per oltre dieci miliardi di euro per le controllate statali Fincantieri e Leonardo. È persino inutile dire che un contratto di questa portata darebbe lavoro a migliaia di italiani per anni e che vista la “congiuntura” attuale un contratto di queste dimensioni sarebbe vitale per tutto il sistema Paese. Sarebbe vitale per l’Italia che è stata buttata fuori dalla Libia, grazie agli amici europei, riacquistare un rapporto privilegiato con una media potenza regionale come l’Egitto che, sorprendentemente, cerca da anni un rapporto privilegiato con l’Italia soprattutto dopo che questa, con la scoperta e messa in lavorazione a tempi di record del campo di gas di Zohr, ha risollevato l’economia del Paese e ha risolto una crisi energetica che minava alla base l’economia egiziana. Gli egiziani cercano un rapporto privilegiato con l’Italia; forse perché l’hanno vista al lavoro su Zohr, forse perché una partnership con l’Italia non sarebbe ingombrante come quella che si avrebbe con altri Stati europei più forti e certamente più in grado di condizionare l’agenda politica a proprio favore.
In Francia da mesi si leggono articoli sui più importanti quotidiani con cui ci si cruccia della perdita di un rapporto “privilegiato” che garantiva commesse civili e militari per miliardi di euro tutti gli anni. Si capisce che il rapporto privilegiato con l’Italia darebbe grandissimo fastidio oggi soprattutto in questa fase economica. La commessa che rischia di perdere l’Italia darebbe lavoro a migliaia di francesi o inglesi per anni se saltassero le trattative in corso. Siccome poi il disastro libico, un vero suicidio europeo a danni dell’Italia, rischia di compiere una rivoluzione geopolitica che vede due potenze extraeuropee come vincitrici, tutti vorrebbero recuperare un rapporto privilegiato con l’Egitto in ottica “mediterranea”.
Il problema italiano ovviamente risale all’omicidio del povero Regeni in una vicenda che non è mai stata chiarita e il cui senso sfugge tutte le volte che si cerca di comprenderla con l’ottica della narrazione “ufficiale”. Il regime avrebbe ucciso il cittadino di un Paese che stava, letteralmente, salvandolo risolvendo la sua crisi energetica; le parti coinvolte che hanno mostrato molta ritrosia a presentare prove non solo sono in Egitto, a testimonianza di tanti elementi che bisognerebbe prendere in considerazione.
La questione, per essere ancora più espliciti, è se ci possa essere un interesse per qualcuno a minare e compromettere le relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto e la risposta, indipendentemente da quello che succede, non può che essere affermativa perché da quei rapporti escono commesse superiori ai dieci miliardi di euro e rapporti preziosissimi in questa fase internazionale caotica in cui nel Mediterraneo si assiste alla grande rivincita turca e russa. Nessuno si capacita dei tentennamenti del Governo italiano che possono essere spiegati solo “in ottica europea”; nel senso che un esecutivo debolissimo che non ha, palesemente, un rapporto adulto con l’Europa sarebbe disposto a concedere tutto. Anche a “vendersi” un rapporto privilegiato con l’Egitto e una marea di posti di lavoro in una situazione economica drammatica. Speriamo di sbagliarci e che l’incompetenza non arrivi a questo punto, ma dopo mesi e mesi di tentennamenti e incredibili appelli non sappiamo più cosa pensare.