DAI MEDIA USA LA “BOMBA”. “TESORO ITALIANO PRONTO A VENDERE IL 4% DI ENI”. MEF E AZIENDA NON COMMENTANO
Secondo l’agenzia Bloomberg, il Ministero dell’Economia sarebbe in procinto di cedere il 4% di Eni per “rassicurare” i mercati nell’ottica di maggiori privatizzazioni già promesse con l’ultima Nadef 2023. Il “vociare” degli ultimi giorni è divenuto ben più consistente il giorno dopo che il Ministro Giancarlo Giorgetti a Davos ha incontrato gli investitori istituzionali al Forum Economico Mondiale: dopo Fs e Poste, oltre che Tim, il piano del Governo Meloni sarebbe quello di cedere la parte di Eni in dote al Tesoro (il 4,67% attualmente) lasciando comunque il controllo generale a Cassa depositi e prestiti (Cdp), che detiene il 27,7 per cento.
«Il governo italiano starebbe pianificando la vendita fino al 4% di Eni Spa, dopo che la compagnia petrolifera avrà completato il piano di buy back, in scadenza ad aprile, così da poter incassare circa due miliardi di euro e ridurre il debito»: così Bloomberg, riportato dal “Sole 24”, citando fonti dirette vicino al board Eni. In effetti nelle ultime conference call era stato il management del “Cane a 6 zampe” ad anticipare la chiusura dell’acquisto di azioni proprie, fissato inizialmente per aprile 2024. Sentiti dall’ANSA in merito alle notizie in arrivo dagli Usa, né il MEF né Eni hanno voluto commentare le indiscrezioni. Il ricavato, secondo i primi calcoli fatti dal Sole24, sarebbe attorno ai 2 miliardi di euro e aggiungerebbe liquidità preziose nel piano virtuoso del Governo di vendere ai privati circa l’1% del Pil (ovvero circa 20 miliardi).
ENI E LE ALTRE (POSSIBILI) PRIVATIZZAZIONI: IL PIANO STILATO DALLA NADEF
Complessivamente il Tesoro italiano ad oggi detiene il 32,4% di Eni, tramite Cdp e appunto lo stesso MEF: l’idea sarebbe quella di cedere quel 4% in modo da ricavare subito circa 2 miliardi di euro in modo da rasserenare i mercati sull’impegno concreto del nostro Paese nel contenere il debito pubblico accumulato in decenni. Attorno a mezzogiorno di venerdì 19 gennaio, il titolo Eni sale sul Ftse Mib di Piazza Affari del +0,08%, attorno a quota 14,62 euro per azione.
Ieri da Davos era stato il Ministro dell’Economia Giorgetti a spiegare che «le operazioni che abbiamo avviato, dal Monte dei Paschi a operazioni anche molto complesse come la Netco di Tim, hanno registrato ampia soddisfazione». Oggi a margine della conferenza ‘The new G20/OECD principles of corporate governance’ organizzata da Assonime e OECD, al sottosegretario MEF Federico Freni è stato sottoposto il tema Eni trovando però “solo” questa risposta ufficiale (riportata da FinanzaOnline): «Il Def dà un obiettivo, e l’obiettivo è una quota del Pil. Abbiamo già chiarito che non c’è nessuna fretta di privatizzare, si privatizzerà bene nei tempi giusti, nei momenti giusti».
La Nadef 2023 prevede privatizzazioni per circa 20 miliardi di euro (1% del Pil) nel triennio 2024-2026: il Governo da tempo lavora a questo dossier particolarmente delicato, trovando intanto primi risultati dal collocamento del 25% di Monte dei Paschi di Siena con un ricavo di 900 milioni di euro: ieri la Rai – controllata al 99% dal MEF – ha annunciato la cessione del 15% circa di Rai Way per un controvalore di 200 milioni. Con i progetti su TimLa ricerca di nuovi investitori è fondamentale non solo per il successo del piano di privatizzazioni (che dovrebbe comprendere anche Poste e Fs), ma anche per il collocamento sul mercato del debito pubblico, considerato che la Bce ridurrà progressivamente la sostituzione dei titoli in portafoglio in scadenza con altri dello stesso emittente», conclude il focus del “Giornale”.