La fusione nucleare potrebbe avvicinarsi sempre di più a diventare realtà. In tema di energia da fusione nucleare a confinamento magnetico, Eni ha firmato un accordo con Commonwealth Fusion Systems, spin off del Massachusetts Institute of Technology, per incrementare lo sviluppo dei progetti. Questa particolare tecnologia utilizza potenti campi magnetici per isolare il plasma all’interno di una macchina chiamata tokamak, dalla forma di una ciambella, in cui si realizza il processo che coinvolge gli atomi di trizio e deuterio contenuti nel plasma.



La fusione nucleare è lo stesso processo che avviene in ogni istante sul nostro Sole e sulle altre stelle, e pertanto presenta numerose complessità da risolvere per poter essere replicato anche sulla Terra. Nel settembre 2021 Cfs ha completato con successo il test su un magnete con tecnologia superconduttiva Hts (HighTemperature Superconductors), capace di creare un campo magnetico da 20 tesla, il più potente mai ricreato in laboratorio. Il compito dell’Hts è confinare il plasma durante il processo fusione magnetica. Per il futuro, Eni e Cfs prevedono che nel 2025 diverrà operativo il primo impianto pilota di fusione a confinamento magnetico, chiamato Sparc. In seguito si progetta l’impianto Arc, che dovrebbe essere grande il doppio e rappresenterà la prima centrale elettrica industriale da fusione. Potrebbe essere operativa e immettere elettricità in rete nei primi anni del 2030.



Fusione nucleare: la corsa all’energia, elettricità nel 2030

La fusione nucleare è un processo complesso da realizzare, ma rispetto alla più conosciuta fissione nucleare non produce gas serra, non produce scorie ed è quindi maggiormente sicuro rispetto al processo che si svolge comunemente nelle centrali nucleari. Il plasma utilizzato all’interno dei tokamak è un gas ionizzato ad altissima temperatura, una miscela di trizio e deuterio, due isotopi dell’idrogeno. Tale plasma viene accelerato all’interno del tokamak fino a provocare l’urto tra gli atomi, sprigionando una grandissima quantità di energia.



Per realizzare questo processo sono allo studio due tecnologie: il confinamento magnetico studiato da Eni e Cfs, e il confinamento inerziale studiato dal Lawrence Livermore National Laboratory dell’Università della California, che utilizza potenti raggi laser per scaldare il trizio e il deuterio confinati in una sfera di ridottissime dimensioni.