Enimont è stato uno dei progetti, assieme alla scalata in Montedison, condotta da Raul Gardini, importante imprenditore italiano finito al centro del ciclone nato dal processo Mani Pulite, che determinò anche la fine della storia della Spa tutta italiana. Una storia piuttosto breve, peraltro, e segnata da continui litigi interni al board amministrativo, tra lo stesso Gardini e la controllata da parte della statale Eni, EniChem.



In seguito alla prodigiosa conquista, da parte di Gardini, della già importante a livello internazionale Montedison, iniziò a configurarsi il progetto di creare Enimont. L’idea rispondeva ad una volontà precisa, ovvero realizzare quella che nell’industria mondiale è considerata una vera e propria chimera, ovvero l’unione tra un’azienda privata ed una pubblica. Il terreno fu sufficientemente battuto nel 1988, quando i due colossi chimici del paese, con l’aiuto dello stesso Gardini, raggiunsero lo storico accordo, sancendo la nascita di Enimont, controllata al 40% dai due azionisti, con un 20% fluttuante. Fu proprio quest’ultimo, però, a portare i più accesi diverbi interni al board e a sancire l’uscita di Gardini dalla società.



Enimont: dai litigi tra Gardini e lo stato, a Mani Pulite

Insomma, dopo alcuni (pochi) anni di tranquillità per Enimont, iniziò un vero e proprio terremoto. Quel 20% fluttuante della società, infatti, faceva gola allo Stato che cercò in ogni mondo di possederlo, a discapito di Gardini. Quest’ultimo, però, non si diede per vinto facilmente ed organizzò, a sua volta, un piano per mettere le mani sulla maggioranza, che passava da diversi tentativi di acquisto da parte di amici e conoscenti, in qualità probabilmente di semplici prestanome.

Così si ruppe definitivamente qualcosa in Enimont, portando gli azionisti a violenti ed accesi litigi, il cui unico esito fu quello di rompere definitivamente i rapporti tra loro, ma anche tra Gardini e la politica italiana. La due parti, dopo lunghe e complesse trattative, riuscirono a giungere ad un accordo, con il quale l’imprenditore cedette il suo 40% ad Eni. Questo, però, finì al centro del processo Mani Pulite con i giudici di Milano che videro, dietro alle trattative, alcuni scambi illeciti di fondi, poi riconosciuti come tangenti per i politici italiani. Comunque sia, con l’uscita di Gardini dalla Enimont, e l’avvio del processo Mani Pulite, finì definitamente la storia della società, che fallì nel 1991, ad appena 3 anni dalla sua fondazione.