A Ennio Doris, scomparso ieri a 81 anni, certamente non spiaceva essere considerato un banchiere pioniere: il fondatore del New Banking in Italia. E la dice lunghissima che questo banchiere innovativo per eccellenza fosse stato accolto in posizione di rango a Mediobanca: nella corte ristrettissima di Enrico Cuccia, tradizionalissimo banchiere italiano “tout court” nel secolo scorso. Anzi: era stato Doris – per merito imprenditoriali e professionali nel settore finanziario – a propiziare un progressivo avvicinamento fra Mediobanca e Fininvest, cioè fra Cuccia e Silvio Berlusconi, mai amato e spesso contrastato da Mediobanca. La scomparsa di Doris porta fra l’altro con sé anche un’incompiuta di grande attualità: più di vent’anni dopo la morte di Cuccia, le Generali – gioiello di Mediobanca – sono al centro di una contesa finanziaria fra un assetto datato (l’istituto come azionista di maggioranza relativa e il Ceo Philippe Donnet) e la controversa scalata da parte di Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Due grandi capitalisti-imprenditori italiani di fama europea, ma non con l’esclusivo imprinting di Doris nel ruggente settore dei servizi finanziari: che non ha mai potuto – o probabilmente voluto – misurarsi con la più importante istituzione finanziaria nazionale com’è tuttora il Leone di Trieste.
Eppure era un bancario classico Doris, quando negli anni ’70 aveva cominciato a maturare intuizioni e prime iniziative nel suo Nordest. Un’area che sembrava periferica nel sistema bancario di allora e invece cominciava a esprimere un crescente dinamismo anche grazie agli imponenti giacimenti di risparmio: formati soprattutto dalla ricchezza finanziaria “minuta” delle famiglie. È per loro che Doris ha saputo declinare modi nuovi di gestire il risparmio: meno burocratici di quelli praticati nelle banche tradizionali (spesso ancora pubbliche) e più articolati soprattutto nel settore previdenziale. L’offerta di nuovi strumenti – certamente mutuati dalla finanza di mercato, ma senza l’aggressività egemonica dei giganti internazionali – è stata esaltata da un rivoluzionario balzo in avanti nell’organizzazione di vendita di quei “prodotti finanziari”: niente più sportelli, filiali in centro città, anticamere e uffici, ma “promotori finanziari”. La banca di Doris è entrata nelle case degli italiani molti prima di internet, ma con la stessa carica innovativa: la gestione del risparmio non era più incombenza ma opportunità, da discutere la sera o nel fine settimana, sentendosi proporre non più solo BoT o libretti di risparmio, ma fondi, polizze, piani d’accumulo, formule previdenziali a lungo termine.
La celebre “banca costruita attorno a te” l’ha veramente inventata Doris: e non è stata solo uno spot di gran successo. Da Programma Italia a Banca Mediolanum, Doris è stato l’unico uomo d’affari italiano a condividere alla pari il genio imprenditoriale con Berlusconi: ma in un settore assai più competitivo della tv duopolista. Non è stato casuale l’omaggio tributato al banchiere dal regista Oscar Paolo Sorrentino nel film “Loro”. L’attore Toni Servillo in un pezzo di bravura interpreta sia Doris che Berlusconi, ma nella scena-dialogo è il primo che consiglia il secondo le mosse più opportune in un passaggio politico: com’è assai verosimile sia avvenuto centinaia di volte.
Doris, cattolico del Nordest, ha avuto il culto della famiglia: di tutte le famiglie a cominciare dalla sua. E non è affatto un caso che Mediolanum sia da tempo nelle mani del figlio Massimo. Non capita di frequente, anzi capita di rado: quasi mai nel settore finanziario. Ennio Doris è riuscito anche a essere modello di come si realizza una successione imprenditoriale.
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