Enrico Bertolino in collegamento con Enrico Letta su Facebook fa il verso al personaggio di Felice Caccamo e ironizza su Paolo Fox dicendo: “aveva predetto che la prima metà dell’anno sarebbe andata benissimo. Ora è emigrato come Edmondo Fabbri dopo la Corea nel 1966”. Il comico e attore ha poi parlato dell’emergenza Coronavirus e del lockdown che ha colpito tutti. A chi gli domanda come e quando ripartiranno gli spettacoli teatrali, Bertolino replica: “bisogna aspettare forse un anno”. Come tutti anche l’attore e comico ha trascorso gli ultimi mesi in quarantena forzata per via del virus Covid-19 come ha raccontato allo stampa: “ormai stiamo sfiorando i due mesi, era metà febbraio, ho passato in casa anche il Carnevale”. L’attore e comico ha anche raccontato: “si iniziava a parlare però di restrizioni per gli spettacoli, e di lì a poco avrei avuto diverse date del mio tour ‘Instant theatre’. L’ho lasciato monco”. Nonostante il lockdown, il comico ha pensato bene di lanciarsi sui social dove è stato uno dei primi a proporre al pubblico spettacoli live registrando un vero e proprio successo: “87 mila contatti, che è come dire un centinaio di teatri di buona capienza. Da lì in poi abbiamo fatto proseliti, e mi piace: è il segno che siamo vivi, noi artisti e voi spettatori, che c’è ancora voglia di guardare, pensare, sorridere, di non arrendersi alla malattia, né dell’anima, né del corpo”.



Enrico Bertolino: “fare anche qualcosa di utile per altri”

In questo momento così difficile e tragico, Enrico Bartolino cerca ugualmente di strappare un sorriso agli italiani con un suo personale pensiero affidato alle pagine di Repubblica: “adesso che in casa ci siamo tutti e che siamo così soli che probabilmente apriremmo la porta di casa anche ad Attila pur di scambiare tre parole, non possono muoversi loro. Se non è un destino infame questo… D’altronde: la pandemia, la crisi economica, è pure morto un maestro di pensiero oltre che un amico vero come Gianni Mura. Cimanca giusto il meteorite. Anzi, credo che se precipitasse verso la Terra alla fine ci schiferebbe e ci schiverebbe, disgustato”. Nonostante tutto però Bertolino è convinto che questo momento di grande difficoltà possa essere anche monito di riflessione: “si può are anche qualcosa di utile per altri. Tipo, io vado a portare a mia madre, con mascherina e guanti, la spesa, i farmaci, il pane. E assieme ad Antonio Nocera sto tenendo quello che ho chiamato un “diario di resilienza attiva”, un racconto di questa esperienza di clausura che diventerà un libro per l’editore Solferino”. Certo resistere, non è facile, “all’inizio eravamo partiti baldanzosi, sicuri. Ora lo siamo molto meno, siamo disorientati, vediamo risultati ma capiamo che tutto andrà ancora per le lunghe. Da “andrà bene tutto” siamo passati a “andrò a bere tutto”, l’alcolismo sarà inevitabile, e non solo quello”.

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