Riforma del Csm ma non solo, Enrico Costa pronto a dare battaglia sulla giustizia. L’esponente di Azione ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Dubbio ed ha parlato dell’emendamento presentato al dl Covid mirato a separare le funzioni e di fatto le carriere dei magistrati a Costituzione invariata, introducendo delle corsie preselettive già al concorso in magistratura.



Ma, come dicevamo, non è tutto. Enrico Costa ha spiegato che «si può prevedere che sanzioni disciplinari e soprattutto incarichi direttivi vengano decisi sì dall’unico attuale Csm, ma con percorsi separati per giudicanti e requirenti». Una mossa che consentirebbe autonomia ai due diversi ambiti funzionali senza essere costretti a duplicare l’organo di autogoverno. Problema da non sottovalutare sono le resistenze di parte della maggioranza, soprattutto il M5s: «Capisco il timore che si possano creare tensioni soprattutto col Movimento 5 Stelle, ma non è possibile essere tenuti in ostaggio da una componente che è pur sempre minoritaria nella compagine di governo».



Enrico Costa: “Pagelle negative ai pm ‘distratti'”

Un altro dossier destinato ad accendere il dibattito è lo stop ai ricorsi dei pm sugli assolti con il divieto all’appello a critica vincolata ipotizzato per la difesa, Enrico Costa ha ricordato che oggi il 48% delle condanne inflitte in primo grado viene riformato in tutto o in parte in appello: «È mai possibile rinunciare a un sindacato di merito che si rivela così spesso necessario? A me pare di no». Tornando alla riforma del Csm, l’esponente di Azione si è soffermato sulle “pagelle dei magistrati”, spiegando di considerare un errore non tenere conto «di quante volte la statistica sui fascicoli smaltiti o le indagini concluse nasconda una scarsa attenzione alle regole». In questo modo, ha aggiunto Enrico Costa, il rischio è quello di una giustizia fatta di performance statistiche anziché di valutazioni scrupolose sui diritti: «Attenti, vogliamo processi più veloci, tribunali meno sovraccarichi? La strada c’è: abbiamo centomila assolti in primo grado ogni anno, vuol dire che la metà dei processi non doveva neppure essere celebrata, e invece i pm s’impuntano e fanno appello. Evitiamo di mandare a dibattimento fascicoli nati morti». La pagella sopra citata, dunque, verrà stabilita in base alle richieste e alle decisioni prodotte da pm e gup, valutazione di cui il Csm dovrà tenere conto al momento di esprimersi sulla professionalità raggiunta dal magistrato.