Enrico De Pedis detto “Renatino”: 30 anni fa il “boss” della Banda della Magliana venne freddato come un delinquente qualsiasi per le vie di Roma a due passi da Campo de’ Fiori. Un “Romanzo Criminale” che fu vita vera per uno dei più noti e “chiacchierati” boss della malavita romana ed italiana: fu tradito da un suo ex sottoposto – detto non a caso “Il Giuda” – ma si portò nella tomba tutta una serie di segreti e misteri (alcuni veri, altri solo presunti) che fanno discutere l’Italia di cronaca fino ai giorni nostri. Dalla complessa e multiforme “Banda della Magliana” che seminava il panico nella Roma degli anni Settanta-Ottanta, fino al presunto coinvolgimento del rapimento di Emanuela Orlandi, finendo per i suoi rapporti altolocati con alcuni uomini dello Stato e finanche con alcuni rappresentanti della Santa Sede. Legato con l’intera sua famiglia più a Trastevere che alla Magliana, non solo in vita ma anche dopo la morte Enrico De Pedis fece scalpore. Sposato con Carla Di Giovanni, stimata negli ambienti Oltretevere, nel marzo del 1990 – venne ucciso il 2 febbraio dello stesso anno – il cardinale Ugo Poletti (presidente della Cei e vicario della diocesi di Roma di allora) firmò il nulla osta della Santa Sede alla tumulazione della salma di “Renatino” nella basilica di Sant’Apollinare.
“RENATINO”, LA BANDA E IL DELITTO ORLANDI
Non furono pochi a notare con scandalo che lì a pochi passi, nella scuola di musica, venne vista l’ultima volta prima di sparire nel nulla la giovanissima Emanuela Orlandi: cittadina vaticana figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, sparì in circostanze misteriose all’età di 15 anni il 22 giugno del 1983 a Roma. Ebbene, dopo lo scandalo della tumulazione in Vaticano di Enrico De Pedis, la sua ex amante Sabrina Minardi raccontò ai magistrati come il suo Renatino partecipò come esecutore materiale del rapimento e delitto di Emanuela Orlandi. La donna rivelò che fu proprio il suo amante a sequestrare la 15enne per ordine dell’allora capo dello IOR, mons. Marcinkus. Secondo la Minardi, la giovane Orlandi fu assassinata circa 6/7 mesi dopo il sequestro ed il cadavere nascosto in una betoniera nei pressi di Torvajanica insieme ai resti di un altro giovane ostaggio, Domenico Nicitra, figlio undicenne di un ex appartenente alla Banda della Magliana. Quelle dichiarazioni non furono mai prese come veritiere e per questo il nome di Renatino rimase comunque fuori dalla vicenda Orlandi, giunta a sviluppi insoluti fin negli ultimi mesi; nel giugno 2012, sull’onda delle polemiche per quella «indegna sepoltura» – riportarono le proteste della famiglia Orlandi – i resti del capo della Magliana furono spostati verso Prima Porta, poi cremati e dispersi per sempre in mare (come spiega Peronaci sul Corriere della Sera, ndr). Misteri fitti (alcuni lo accusavano di avere amicizie altolocate vicino a collaboratori di Andreotti, anche qui mai del tutto verificato), stragi e accuse: la “memoria” di Enrico De Pedis resta in piedi ancora oggi e non solo per il successo di serie e film su quegli anni da “Romanzo Criminale”..