Dal dossier migranti alle riforme del Recovery Plan, Enrico Giovannini a 360° nella lunga intervista rilasciata a La Stampa. Il ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili ha esordito parlando degli sbarchi registrati a Lampedusa nelle ultime ore, spiegando che la prima cosa da fare è salvare vite umane: «Poi certo serve un’azione diplomatica, un coordinamento europeo, considerando le diverse variabili nei Paesi di partenza dei migranti e azioni sul nostro territorio». I porti sono e resteranno aperti, dunque.



Nelle ultime settimane è tornato di moda anche il dossier sul Ponte sullo Stretto di Messina, Enrico Giovannini ha messo in risalto che oggi ci sono alcune condizioni diverse rispetto al progetto originario dal punto di vista economico, normativo e trasportistico e si procederà ad un dibattito pubblico: «Io invito sempre a discutere sui fatti e a prendere decisioni informate, abbandonando il dibattito ideologico a cui abbiamo assistito in passato. Ci sarà una discussione tra le forze politiche, in Parlamento e nell’opinione pubblica, poi si deciderà se fare o meno questo studio di fattibilità».



ENRICO GIOVANNINI: “OPERE RECOVERY PRONTE IN 5 ANNI”

Le opere del Recovery saranno pronte in cinque anni

, ha confermato Enrico Giovannini, che ha citato tra gli interventi più importanti i 25 miliardi stanziati sulle ferrovie e gli 8 miliardi per il rinnovamento del trasporto pubblico locale. Il ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili ha poi evidenziato che per rispettare le tempistiche il governo è intervenuto con norme di semplificazione ma anche con programmi per scelte di attuazione che possono contribuire a tagliare i tempi. Enrico Giovannini è poi tornato sul dossier Alitalia, sottolineando che l’esecutivo è al lavoro per un vettore nazionale in grado di competere sul mercato e di fare accordi, in un quadro di trasporto aereo in profonda crisi: «Certo, non vogliamo che tra qualche anno ci si possa ritrovare in una condizione di debolezza. E non trascuriamo le implicazioni sociali, quella degli esuberi è una partita complessa in mano al ministro Orlando: ci sono professionalità eccellenti, un capitale umano che non deve essere perso».