Enrico Letta rilancia sul Mes e avvisa l’Italia: al prossimo Consiglio Ue non si avrà la parola “fine” agli aiuti da stanziare per uscire dalla crisi economica generata dal coronavirus. L’ex Premier Pd scrive su Twitter «SI DICA LA VERITÀ. A seguire il dibattito italo-italiano sembra che possiamo scegliere. Si RecoveryFund, no MES, no EuroBond, si BCE. Non è così. Esplode debito, crollano occupazione e produzione, peggiore crisi di sempre. Ci sarà bisogno di TUTTI quegli strumenti e di altro ancora». Tradotto, qualsiasi punto venga proposto dall’Europa oggi e nei prossimi mesi dovrà essere trattato e accettato se si vuole uscire per davvero dalla crisi pandemica ed evitare il collasso dei debiti pubblici dei singoli Paesi Ue, Italia in primissima fila dato il suo pessimo rapporto tra debito e Pil.
Perciò davanti alle fonti Ue che ancora stamattina hanno fatto sapere all’Ansa che nel Consiglio del 23 aprile non si discuterà e deciderà sugli Eurobond e nemmeno sul Recovery Fund, Letta spiega che questo non significa che il Governo italiano dovrà accettare a scatola chiusa l’ultimo accordo sul pacchetto da 540 miliardi (MES, SURE e BEI): bensì, che serviranno ancora tanti altri incontri e vertici europei per stabilire passo dopo passo gli strumenti più adeguati per uscire dalla crisi sul medio-lungo periodo.
ENRICO LETTA, “TUTTI GLI STRUMENTI DELL’EUROPA SERVIRANNO”
Dopo aver invocato a più riprese nelle scorse settimane l’intervento di Gualtieri (Ministro Mef, Pd) per far “ragionare” Conte sulla firma del Mes “light” dell’ultima versione vista in Eurogruppo, Enrico Letta ancora ieri a Radio Popolare ha voluto chiarire cosa ci sia in ballo per il futuro prossimo dell’Italia e dell’Europa: «ritengo che in queste settimane ci sia bisogno di pensare un nuovo strumento, una nuova modalità eccezionale e straordinaria, mai utilizzata fino a oggi per affrontare qualcosa che accadrà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e che avrà un impatto enorme. Il tema è semplicemente questo». Facendo poi il caso dei debiti di Italia, Francia e Spagna, l’ex Premier dem ribadisce «Paesi diversi tra loro che hanno una storia di debito nel rapporto col Pil che aumentava o scendeva sempre di oscillazioni dello 0,5. Si prevede che in questo 2020 il nostro debito italiano passerà dal 135% al 160%».
Per Letta si tratta dunque di crescite mai viste fino a oggi: «questo aumento del debito va gestito in maniera diversa con veicoli finanziari differenti altrimenti scatteranno le regole classiche con, per esempio, le famigerate agenzie di rating he daranno giudizi e i famosi downgrade ai debiti dei diversi Paesi e allora è chiaro che andremmo veramente sott’acqua. Ma come noi anche gli altri». Sempre nell’intervista, Letta poi conclude «In quel caso scattano meccanismi automatici che diventano molto pericolosi. Perciò, c’è bisogno di inventarsi forme nuove con le quali gestire questo aumento di debito».