L’11 dicembre scorso è iniziato l’anno di Presidenza italiana del G20 e in una intervista oggi a La Stampa l’ex Premier Pd Enrico Letta lancia la “sfida” e la “portata” che tale incarico potrebbe rappresentare per il nostro Paese (e non solo): «Stiamo vivendo le ore della speranza perché il vaccino sta dimostrando che l’Occidente, quando riesce a cooperare così intensamente, sa uscire dalle grandi crisi». Non è la prima volta che il leader europeista dem (tra i più apprezzati all’estero, tanto che non pochi retroscena lo vedono sempre protagonista nelle “trame” sul possibile post-Governo Conte) si espone in prima persona per “indirizzare” quanto l’Italia dovrebbe costruire per recuperare lo svantaggio da Germania e Francia in termini di forza internazionale.



Quella del G20, per Letta, «è la grande chance per il nostro Paese di giocare un ruolo da protagonista sulla scena globale», anche perché il G20 in avvio nel 2021 «non sarà il solito G20, ma l’occasione per costruire un nuovo ordine mondiale, fondato su cooperazione e multilateralismo».

L’OCCIDENTE E IL COVID

Si “predispone” così quanto già negli scorsi giorni l’ex Ministro Giulio Tremonti e l’economista ex Ior Ettore Gotti Tedeschi lanciavano come potenziale “allarme” globale: un “nuovo ordine mondiale” nel quale contrapporsi alla Cina dialogandoci però proficuamente con il rischio di una nuova “fanta finanza” come già avvenuto nelle precedenti crisi economiche del passato. Enrico Letta però non descrive nulla di tutto ciò, si dice anzi entusiasta della possibilità per l’Italia di far parte attivamente di questo ordine mondiale “rinnovato”: «purtroppo negli ultimi anni G8 e G20 sono stati format che Trump ha tentato di distruggere ma la novità è che in autunno si ritroveranno in Italia tre grandi protagonisti del mondo che non si sono mai parlati in questi anni».



Si tratta di Cina, Europa e Stati Uniti con un “nuovo” presidente (Biden) e, forse, una rinnovata unità continentale (l’Ue) dopo la crisi Covid: secondo Letta il 2021 che viene dovrà resettare quasi tutto (e qui ritorna la teoria del “Great reset” paventata da Gotti Tedeschi?, ndr) «people, prosperity e planet, le tre parole proposte per il G20 […] avremo l’occasione per redente evidenti e vincenti alcuni capisaldi della nostra politica estera a cominciare dal multilateralismo […] e la cultura del dialogo». Una prima proposta “operativa” viene già avanzata da Letta in direzione Palazzo Chigi: «il G20 italiano dovrebbe lanciare l’idea di realizzare a livello mondiale un indice per misurare il costo del non coordinamento: nella pandemia si è scoperto che non coordinarsi ha un costo economico in vite umane».