La bufera non è più solo per il rigore non dato all’Atalanta durante il primo tempo della sfida-show di sabato sera a San Siro contro l’Inter – risultato finale 1-1, a Lautaro risponde Gosens ma la Dea rimpiange il rigore sbagliato da Muriel a 5 minuti dalla fine – ma anche per un tweet passato forse troppo in “sordina” visto il personaggio pubblico, ovvero l’ex premier Pd Enrico Letta. Di dichiarata fede calcistica rossonera, l’importante esponente del Partito Democratico dopo il rigore non concesso nel primo tempo per presunto fallo di Lautaro Martinez su Toloi a mezzo metro dalla riga di porta (risultato in quel momento 1-0 in favore dell’Inter, ndr) si slancia sui social in un commento tutt’altro che “signorile” nei confronti dell’arbitro Rocchi: «Comunque con #Rocchi il casino è garantito. Ma come si fa a non dare un rigore così! Doveva abbatterlo a mazzate? Il solito #servilismo». Una bufera “solo” social creata che non ha avuto echi nazionali ma dove nei fatti si assiste ad un ex Presidente del Consiglio, autorevole professore con numerosi incarichi anche a livello europeo, che si permette di offendere una categoria (quella degli arbitri), una persona (Rocchi) e addirittura la sua buona fede nello svolgere il ruolo di arbitro (definito «servo» dell’Inter). Ecco, forse un po’ troppo per essere un commento a caldo da un tifoso del Milan “irato” per il presunto favore concesso ai cugini neroazzurri.
RIGORE TOLOI, BUFERA SUL TWEET DI ENRICO LETTA
Eppure non sono stati tanti a notare l’uscita di Enrico Letta, anche se delle piacevoli eccezioni ci sono state: su tutte, il giornalista sportivo e storica voce dell’Nba Flavio Tranquillo e l’esperto di arbitri, Var e moviola di Sky, Lorenzo Fontani. Li segnaliamo perché hanno tentato, pur entrando nel merito della vicenda, di sottolineare il vero punto “negativo” del commento di Letta: «Non sono indignato o disturbato dal tweet, e ancor meno interessato ai fatti. Mi interessa, invece, il cambio di registro rispetto al linguaggio abituale. Reso possibile, se non mi sfugge qualcosa, dal tifo. Mi interessa studiare il meccanismo, tutto qui», spiega l’opinionista di Sky Sport Room, Tranquillo. Direttamente al tweet di Letta replica anche Fontani, che pone un elemento in più, ovvero la recidività: «Servilismo di chi? Ma non si vergogna ad accusare un professionista senza prove? Il rispetto dei giudici non lo conosce? O siccome è calcio si può dire tutto? Lei è un politico di alto profilo, un professore stimato, invece parla come un buzzurro da bar. E non è la prima volta». Il punto è sì il rigore da dare/non dare, ma è soprattutto il fatto che dall’alto di una presunta “superiorità” ci si possa permettere, en passant, un insulto del tutto evitabile ad un arbitro come Gianluca Rocchi (tra l’altro il migliore in Italia, ma il succo della vicenda non cambia anche fosse stato l’ultimo arbitro della Serie D) che stava semplicemente cercando di fare il proprio lavoro. È degno dunque dare del “servo” al nemico del giorno? È degno farlo contro chi tra l’altro, per regolamento, non può neanche difendersi ad armi pari neanche sui social? Per gli addetti ai lavori, il designatore Nicola Rizzoli sul caso di Inter-Atalanta si è espresso oggi: «A San Siro ha sbagliato l’addetto al Var [Irrati, ndr] Rocchi ha fatto un’ottima partita, se escludiamo questa situazione, in questo episodio c’è stato purtroppo un errore umano», spiega il capo degli arbitri a Radio Anch’io su Radio Rai, aggiungendo poi «Ho letto e sentito parlare di presunzione da parte di Rocchi che non è andato a vedere la Var, non è così, l’arbitro è contento quando qualcuno lo salva da un errore, non è questa la lettura. C’è stato solo un errore umano e la Var non ha colto malizia della persona che cadeva addosso a un’altra. Certamente in quella circostanza andava usata la tecnologia. Ha sbagliato l’addetto al Var, queste sono situazioni in cui la Var deve intervenire. Al netto di questo partita, però Rocchi ha arbitrato bene».