In arrivo la svolta in casa Partito Democratico. Come vi abbiamo raccontato ieri, Enrico Letta è il candidato forte per il dopo Zingaretti alla segreteria dem e domani arriverà la decisione dell’ex premier. Letta oggi è arrivato a Roma, sbarcato alle 14.30 a Fiumicino con un volo di linea Alitalia da Parigi, ed ha commentato brevemente ai microfoni dei cronisti presenti: «Domani sciolgo la riserva».
A dare forza alla candidatura di Enrico Letta ci ha pensato lo stesso Nicola Zingaretti con un lungo post pubblicato su Facebook: «Ora sono convinto che la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della Segreteria sia Enrico Letta. La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche. Promotore di un progetto per l’Italia e l’Europa e baricentro di qualsiasi alternativa alle destre. Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi. Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo». (Aggiornamento di MB)
IPOTESI LETTA SEGRETARIO PD, IL COMMENTO DI BONACCINI
«Serve che il Pd indichi soluzioni ai problemi di cittadini, famiglie e imprese, non occuparsi di dinamiche interne. Parlare al Paese, non a se’ stesso. Per quanto riguarda il segretario Enrico Letta personalità autorevole e adeguata. Apriamo insieme una nuova fase costituente»: a parlare su Twitter è il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, considerato da molti il vero e proprio candidato forte al prossimo Congresso Pd. Il punto è quando e come si potrebbe arrivare alle fantomatiche primarie, specie se Enrico Letta dovesse realmente accettare la “pressione” avanzata da Bettini-Franceschini-Orlando per vedergli prendere le redini dei Dem 7 anni dopo “l’Enrico Stai Sereno” di Renzi: tra 48 ore ne sapremo di più ma da fonti qualificate del Pd diverse agenzie riportano dell’effettiva fase di stallo per l’ex Premier.
Secondo quanto riportato da Dagospia, l’indecisione sarebbe da imputare alle possibili politiche che potrebbero aprirsi dopo il Governo draghi: l’elezione al Quirinale e il prossimo Premier, ma anche il ruolo da Segretario della Nato (in lotta, ironia del destino, proprio con Renzi) vedrebbero Letta tentato di attendere ai box in attesa di evoluzioni positive per le tre ambite cariche. Di contro, le “condizioni” che Letta avrebbe posto per accettare il ruolo da segretario Pd non sarebbero da poco: restare segretario fino al 2023, ricevere l’investitura con il consenso interno più ampio possibile, chiedere che Zingaretti non si presenti in contrasto al prossimo Congresso.
«Il nome di Letta è di spessore e autorevolezza ma prima ancora dei nomi, per noi conta lo schema politico. Per noi è fondamentale che ci sia una segreteria che apra una nuova fase e lasci alle spalle un atteggiamento di subalternità che ha sacrificato la forza e il progetto del Pd sull’altare dell’alleanza a tutti i costi con i 5s. Una linea politica che di fatto la nuova fase del governo Draghi ha archiviato. Ecco, serve una segreteria che proietti il Pd con la sua autonomia nella nuova fase che si è aperta. Serve aprire una fase nuova. Pensiamo serva una linea politica che rilanci l’autonomia del Pd mettendosi alle spalle la subalternità», spiega all’Adnkronos Francesco Verducci, senatore ed esponente della corrente “Giovani Turchi” di Matteo Orfini. Se alla fine Letta dovesse invece decidere per il “no” ai Dem, allora di corsa la proposta in Assemblea Nazionale vedrebbe Zingaretti “reggente” fino al Congresso da convocare a questo punto assai prima dell’autunno, forse già in giugno prima delle Amministrative.
PD, D’URSO E SANREMO…
Il nome di Enrico Letta è uno dei più ricercati nella giornata di oggi. Il noto esponente del Partito Democratico potrebbe infatti divenire il prossimo segretario generale dei Dem dopo le dimissioni choc della scorsa settimana di Nicola Zingaretti. Dopo il tweet pubblicato nelle scorse ore Enrico Letta ha ribadito il proprio pensiero scrivendo: “Ho bisogno di 48 ore per riflettere. Questa accelerazione mi prende alla sprovvista. Ho il #Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde”.
Sui social ovviamente sono moltissimi i post dedicati all’argomento, e fra coloro che hanno commentato, in maniera decisamente pungente, anche Selvaggia Lucarelli, nota giornalista, ma anche opinionista: “Vorrei sapere preventivamente cosa ne pensa Enrico Letta di Barbara D’Urso”. La Lucarelli ha fatto il verso alla nota querelle accaduta pochi giorni fa proprio fra la conduttrice di Canale 5 e il segretario del Pd uscente, che aveva poi creato un caso di cui ne aveva parlato persino Fiorello al Festival di Sanremo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ENRICO LETTA: “SEGRETARIO PD? DECIDO IN 48H”. TOTONOMI POST-ZINGARETTI: “NO REGGENTI”
E all’improvviso (o quasi) il nome di Enrico Letta torna di strettissima attualità per la guida del Pd dopo le dimissioni rumorose del segretario Nicola Zingaretti: in vista dell’Assemblea Nazionale di domenica 14 marzo 2021, l’ex Premier è stato oggetto di numerose richieste-sollecitazioni-inviti a prendere posizione davanti al caos che regna ormai sovrano da settimane in casa Partito Democratico. Gli scontri tra correnti, le pesanti eredità di Renzi e dello stesso Zingaretti, l’alleanza che non decolla con M5s e Conte, le critiche dalle Sardine e le parole choc di Casalino sul “cancro da estirpare in casa Dem”: ebbene, puntare su Enrico Letta per parte del Partito potrebbe essere un modo di svoltare e ricostruire, in opposizione a Stefano Bonaccini che ancora non viene visto di buon grado da diverse correnti interne al Pd.
La crescente “voce” su Letta possibile segretario ha portato così il diretto interessato a parlare e – a sorpresa – non smentisce nulla, anzi rilancia: «Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48ore per riflettere bene. E poi decidere», scrive su Twitter il direttore della Paris School of Internazional Affairs.
ASSEMBLEA NAZIONALE, CHI SARÀ IL NUOVO SEGRETARIO PD?
Il nome di Letta rappresenta così la novità più importante in vista dell’Assemblea, con una decisione dell’ex Premier sulla possibile “discesa in campo” – 7 anni dopo “l’Enrico stai sereno” con cui Renzi riuscì nell’intento di sostituirlo a Palazzo Chigi – che dovrebbe arrivare entro venerdì. «Abbiamo confermato l’Assemblea nazionale del Partito Democratico che si terrà nella giornata di domenica 14 marzo, a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar da remoto per l’elezione del segretario nazionale del Pd. Nelle prossime ore convocheremo una riunione con i segretari regionali e delle città metropolitane e con i segretari provinciali del partito», ha spiegato la Presidente del Partito Democratico, Valentina Cuppi dopo la riunione della Segreteria di ieri. Gli attestati di stima per Letta salgono di ora in ora, con Goffredo Bettini che sembra ormai aver “scaricato” Zingaretti e l’alleanza possibile con Conte «E‘ una figura molto forte e competente. La stimo e la rispetto. Non avrei alcuna preclusione nel sostenerlo», ha spiegato al Corriere della Sera. Per la Cuppi a Sky il ruolo di Letta nel Pd potrebbe essere di massimo prestigio, «figura autorevole, ci sono stati anche altri nomi che sono emersi, le candidature si raccoglieranno domenica durante l’assemblea, quindi fino a quel momento si continuerà a ragionare e a capire dove il partito vuole andare. Ci saranno colloqui e interlocuzioni – ha concluso – vedremo nelle prossime ore, ma è l’assemblea il luogo deputato a decidere e a scegliere, quindi attendo domenica».
Il “totonomi” vede oltre a Letta e Bonaccini – i due principali candidati in vista di un Congresso che tra l’autunno 2022 e la primavera 2023 dovrebbe decidere unilateralmente il nuovo segretario (con possibili prmarie) – anche le figure di Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Deborah Serracchiani, Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. Escludono tutti la possibilità di un “reggente”, dato che molto serve in casa Pd per risollevarsi dopo il Governo Conte-2 e l’inizio dell’esecutivo Draghi: ancora più netto Matteo Orfini che fuori dal Parlamento sostiene «serve un segretario che ci porti al Congresso per archiviare l’alleanza col M5s».