«Dobbiamo mettere insieme l’anima e il cacciavite e non staccarle mai. Abbiamo bisogno di sapere qual è la vite da girare per mettere insieme valori e cose pratiche»: così parlava Enrico Letta nella sua prima assemblea da segretario Pd il 14 marzo 2021. Da “Falce e Martello” si finisce ad “Anima e Cacciavite” che diventa tra l’altro il titolo del nuovo libro dell’ex Premier dem. Oggi su Repubblica alcuni stralci sono stati anticipati, confermando quanto Letta ha impostato nei suoi primi 3 mesi alla guida del Partito Democratico: Ddl Zan, Ius Soli, dote 18enni con tassa di successione-patrimoniale.



Il tentativo neanche troppo nascosto di riappropriarsi della “sinistra” in Italia sta portando non pochi problemi allo stesso Letta nel prosieguo del Governo Draghi, in particolare sul fronte fisco-lavoro (basti vedere l’ultima forte polemica creata tra il Ministro Orlando e le imprese, con il Premier che ha dovuto metterci una letterale “pezza” per non fare saltare il banco). Nel suo libro Letta parla dell’abbaglio totale nell’aver permesso «che la risposta ai bisogni legittimi di protezione fosse appannaggio esclusivo della destra populista»; non solo, il segretario Dem auto-accusa la sinistra di essersi dimenticata della giustizia sociale, smarrendo «l’aspirazione stessa al progresso, non vedendo che intorno a noi si consumava invece un regresso. Meno lavoro, meno opportunità di crescita, meno speranza, meno figli, meno empatia verso le difficoltà, meno solidarietà verso gli ultimi e i disperati».



LETTA “CONTRO” LA RICCHEZZA

Va recuperata insomma l’anima, secondo Enrico Letta, tornando a combattere le 4 P delineate da Filippo Andreatta «povertà, privilegi, pregiudizi, paura. Sono ancora gli stessi nemici del Risorgimento, Resistenza e Costituente». Per fare il “salto di paradigma” e recuperare l’idea stessa di giustizia sociale come valore della sinistra europea, Letta detta la linea: «non possiamo evitare di aggirare un dibattito serio sul fallimento del “modello della locomotiva e dei vagoni”. E capire perché quella impostazione, talvolta sostenuta con le migliori intenzioni, abbia alla fine fallito, in particolare in Italia e in Europa, creando storture e distorsioni che impiegheremo tempo, forse anni, a correggere radicalmente». Il problema è la mancanza di una sana “redistribuzione” tra chi le possibilità le ha – i ricchi – e chi invece rimane indietro: «Oggi in tutto il mondo, se hai soldi, hai più opportunità di prima. Puoi spostare il tuo capitale legalmente fuori dal Paese, puoi agevolmente stabilire la sede fiscale della tua attività all’estero. Puoi scegliere di spostarti, fisicamente o anche solo giuridicamente, in modo semplice. Ci sono addirittura Paesi che mettono all’asta la cittadinanza, che promettono mari e monti se decidi di pagare le tue tasse da loro. In altri termini, chi ha il privilegio economico ha il privilegio di separare il suo destino individuale da quello del proprio Paese. E se il Paese affonda può salvarsi». Abbasso la globalizzazione e le “ricchezze accumulate” attacca Letta dal suo libro lanciando un appello alle parti più ricche del Paese di “farsi carico” del destino dello stesso: «questa élite globale, cosmopolita e colta, rischia non solo, come dicevo, di staccarsi sempre di più dal proprio Paese, ma anche di difendersi da esso, anziché porsi il problema di come contribuire alla sua salvezza». Secondo il segretario dem serve a tutto il Paese che “i ricchi” tornino ad occuparsi del destino stesso della nazione, «se il treno deraglia le conseguenze sono gravi per tutti e a rischio ci sono non i privilegi di una parte, ma la sopravvivenza dell’intero sistema della democrazia così come l’abbiamo conosciuto nell’ultimo secolo».

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