«Kalinic una disgrazia», «Piatek una vergogna» e la Juventus «Ladra»: un tifoso medio su Twitter? No, l’ex Premier Pd Enrico Letta che oggi in una intervista al Fatto Quotidiano non rinnega quei commenti da puro ultrà non della politica ma del calcio: «ci vuole un fisico bestiale per fare politica come per giocare a calcio…» spiega il politico oggi il Direttore della Scuola di Affari Internazionali dell’Istituto di Studi Politici di Parigi in una lunga chiacchierata con Antonio Caporale. Si paragona al “suo” Zlatan Ibrahimovic, uno dei suoi idoli da sempre: «sono come lui, l’età c’è ma sono ancora forte» e poi si “giustifica” per i suoi commenti compassati sulla politica e invece “caldissimi” sul calcio «è permesso sfottere, indignare, polemizzare e anche sfregiare a parole. Altrimenti che tifoso sei?». Eppure negli ultimi tempi – forse anche perché la Serie A è ferma? – l’utilizzo dei social da parte di Letta è tutto impegnato per convincere le persone che l’Europa nell’emergenza coronavirus è l’unica vera speranza per gli italiani: «mi batto per l’Ue anche se temono il mio ritorno in politica..». Ma quindi oggi essere leader vuol dire essere presenti e tanto sui social, come fa Salvini?
LETTA TRA SALVINI, BERLUSCONI E IL MILAN
Qui Enrico Letta prende le distanze, anche se da un “compagno nella fede rossonera” come il leader leghista: «guida l’idea che devi essere anzitutto un personaggio. Che le idee non siano necessarie. Oggi è più difficile essere leader […] il rischio è che anzichè guidare un orizzonte si diventi follower dei propri followers. Che per puntare a costruire un personaggio si lasci per strada la trebisonda». La commistione di calcio e politica guida anche la parte finale dell’intervista dove viene sommessamente ricordato che ben tre degli ultimi Premier erano tutti milanisti: Berlusconi, Letta e anche Mario Monti. E sui si parte allora di aneddoti: «al tempo del passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra Berlusconi e Prodi», ricorda l’ex Premier Pd, lui era sottosegretario dell’Ulivo mentre lo zio Gianni Letta lo era stato di Silvio fino ad allora. «Berlusconi non aveva voglia di scambiare parola con Prodi e allora si diresse a me, mentre il neo-presidente raccoglieva il testimone da Gianni Letta». Motivo della discussione? Ma ovvio, il Milan: «mi chiese come valutassi la cessione di Shevchenko. Tutto il tempo a parlare del Milan».