Enrico Mattei, secondo il capo della Cia a Roma, era fascista. Lo scrive il quotidiano “La Repubblica”, che – a sua volta – cita un rapporto dell’11 agosto 1955 inviato da Lester Simpson alla “Company”. In esso si legge: “Mattei stesso era un fascista fino al 1945. Aveva iniziato a lavorare nella Resistenza dopo l’8 settembre, facendo però attenzione allo stesso tempo di conservare i rapporti con i tedeschi. Come parte di questo processo, sua moglie era diventata l’amante di un capitano austriaco che era un ufficiale molto importante nella SD tedesca”.



Quando divenne evidente la vittoria degli Alleati, Enrico Mattei, a detta di Simpson, “aveva pagato cinque milioni di lire ad un leader partigiano della DC per ottenere il titolo di capo partigiano della DC e il grado di generale della Resistenza nel CLN. La sua nomina era stata approvata dal generale Cadorna e dal colonnello Argenton, ora braccio destro di Mattei”.



ENRICO MATTEI E IL RAPPORTO DELLA CIA: “MONOPOLIO ENI PROVOCHERÀ FRIZIONI ITALIA-USA”

Sempre “La Repubblica”, nell’articolo a firma di Paolo Mastrolilli, ha evidenziato che soltanto sei anni più tardi – era il 13 giugno 1961 – la Cia tornò a occuparsi di Enrico Mattei nell’ambito della “National Intelligence Estimate”, con 12 pagine dedicate al nostro Paese. Al loro interno, per l’imprenditore vi era una grossa bocciatura: “L’Ente nazionale italiano degli idrocarburi, guidato da Enrico Mattei, è diventato uno Stato nello Stato. Il monopolio che esercita nel settore petrolifero probabilmente continuerà a provocare frizioni fra Italia e Stati Uniti d’America”.



Trascorse poco più di un anno e, il 27 ottobre 1962, Enrico Mattei perse la vita in un incidente aereo, avvenuto mentre si trovava sul bireattore “Morane Saulnier”, decollato da Catania alle 16.57. Due ore più tardi, l’aereo non rispose più via radio e si iniziò a temere il peggio. Infatti, i resti del velivolo furono rinvenuti in un campo a Bascapè,  in provincia di Pavia, a pochi minuti in linea d’aria dall’aeroporto di Linate. Non ci fu alcun superstite.