Enrico Mentana, fra i giornalisti italiani più conosciuti e seguiti, nonché direttore del telegiornale di La7, è intervenuto sulla propria pagina Instagram per placare un po’ le acque dopo una presunta polemica che lo vedrebbe protagonista. Riferendosi ad una notizia dal titolo “Enrico Mentana “Chi non lavora è come Schettino”, lo stesso collega di La7 ha commentato: “Una bufala per tre: cari Fatto, Libero e AI (i tre quotidiani che avrebbero appunto riportato la notizia ndr), mi fate vedere o sentire quando mai l’avrei detto?”. Ma a cosa si saranno riferiti con quella notizia? Secondo quanto raccolto e pubblicato da Il Fatto Quotidiano, il comitato di redazione del telegiornale diretto da Enrico Mentana si sarebbe lamentato con l’editore capo, Urbano Cairo, a seguito degli spazi angusti in cui gli stessi giornalisti sarebbero costretti a lavorare. In particolare, sarebbero i “montatori”, coloro che montano i vari servizi per il Tg, a lamentarsi maggiormente, parlando di sale montaggio poco sicure.



ENRICO MENTANA: “LO SPAZIO C’E’, E CI SONO LE LINEE DI DISTANZIAMENTO”

Sempre in base a quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, Mentana avrebbe “richiamato all’ordine” i propri giornalisti, paragonando coloro che non volevano lavorare appunto al famoso capitano della nave da crociera, Schettino, che abbandonò l’imbarcazione prima che tutti i passeggeri fossero a terra. Mentana era stato successivamente contattato dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, ribadendo il proprio pensiero: “Lo spazio c’è, tanto è vero che abbiamo fatto mettere in tutte le sale le linee di distanziamento. Vi invito a venire a controllare”. Successivamente aveva esortato i propri colleghi attraverso un lungo post su Facebook, in cui invitava i giornalisti a documentare in prima linea l’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni in Italia: “Noi a Roma siamo davvero sul ciglio del burrone, lo Spallanzani mica è qui per caso, e venderemo cara la pelle, pur di non correre alcun rischio. Perché siamo giornalisti liberi, e non cadremo nella trappola del dovere. Viene alla mente quel che dice la recluta del nord Vittorio Gassman all’imboscato Alberto Sordi nella Grande Guerra di Monicelli, “l’italiano in fanteria, il romano in fureria”. Un sarcasmo ingiusto per i romani in grigioverde di cent’anni fa, non per i redattori spiaggiati di un giornalismo che ha ormai tirato i remi in barca, ma presidia la scrivania con la schiena dritta”.

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