Enrico Mentana ha ribadito nei giorni scorsi che non vuole no vax e negazionisti come ospiti nelle sue trasmissioni. Il direttore di La 7, per queste affermazioni, è stato accusato di censura. È per questa ragione che si è ritrovato a dovere spiegare la sua posizione attraverso un post pubblicato su Instagram. “Non ho fatto un proclama in cui annuncio che non lo farò più, in quanto non l’ho mai fatto. È così da quando è stato annunciato il via libera ai vaccini un anno fa. Chi oggi si scandalizza non se ne è mai accorto?”, ha precisato innanzitutto.
Successivamente il giornalista ha voluto, su obiezione di alcuni colleghi, effettuare alcune distinzioni: esistono, infatti, categorie diverse da no vax e negazionisti. “Chi si batte contro il Green Pass perché attua una discriminazione e impone una certificazione in assenza di obbligo vaccinale non è certo un no vax. Io stesso vedo e ho più volte indicato questo elemento critico, che a mio avviso si supera solo col l’obbligo vaccinale”, ha sottolineato. Da escludere da tale gruppo, secondo Enrico Mentana, sono anche coloro che non si vaccinano per paura nonché gli attendisti. “Rischiano, ma non teorizzano”.
Enrico Mentana: “Mai ospitato no vax”. Il direttore di La 7 ribadisce la sua posizione
Enrico Mentana, dopo avere ribadito di non avere mai ospitato i no vax, ha d’altra parte sottolineato come lo abbia fatto con persone critiche e dubbiose. “Da Remuzzi a Zangrillo, da Crisanti al compianto De Donna”, questi alcuni di quelli che ha voluto citare.
Da qui la necessità di comprendere chi siano nella realtà i veri no vax. “Coloro che si battono attivamente contro il vaccino, affastellando teorie cospirazioniste e rapporti pseudo scientifici, terapie alternative di nulla consistenza e dati falsificati su contagi, ospedalizzazione e decessi”, così li ha definiti. “Dare loro voce non è in nulla esercizio di pluralismo o democrazia e, chi lo fa, per audience, lo giustifica dicendo che così quei personaggi si screditano da soli”. Una mossa che secondo il direttore di La 7 è controproducente per il popolo. “Ma non sono un arbitro delle scelte altrui. Il mio perimetro di responsabilità è quello. La coscienza mi impone quando si ascoltano, ad esempio, persone affermare che quelle immagini delle bare di Bergamo erano fiction, di non dare loro la possibilità di contrapporsi alla realtà”, ha concluso.
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