Enrico Piaggio, raccontato ed interpretato questa sera da Alessio Boni nell’omonima fiction su Raiuno, è morto nel 1965 in seguito ad un malore. Il famoso imprenditore dovette fare i conti con un malore quando si trovava in ufficio e in fabbrica era in corso uno sciopero. La situazione precipitò, con l’ambulanza che inevitabilmente riusciva faticosamente a farsi strada tra i manifestanti, che di fatto non favorivano il regolare flusso nella direzione stradale che portava verso l’azienda. Una volta arrivati in azienda, Enrico Piaggio fu portato immediatamente in ospedale a Pisa. Il suo quadro clinico degenerò nel giro di dieci giorni, con la morte avvenuta nella sua villa di Varramista. Il giorno del funerale l’omaggio silenzioso della città di Pontedera, in segno di profondo rispetto e ammirazione. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
ENRICO PIAGGIO, IL GRAVE EPISODIO NELLA HALL DELL’HOTEL EXCELSOIR
Uno degli episodi più gravi, riguardanti la vita di Enrico Piaggio, risale al 25 settembre 1943, quando l’uomo della Vespa viene gravemente ferito nella hall dell’Excelsior Hotel. La ricostruzione dell’episodio avvenuto a Firenze è drammatica: Enrico Piaggio viene colpito da un ufficiale della Repubblica di Salò, perché aveva deciso di non alzarsi durante il discorso alla radio del generale Rodolfo Graziani contro gli alleati. In seguito all’incidente, Enrico Piaggio viene trasportato urgentemente in ospedale e riesce a salvarsi per un soffio, grazie all’asportazione di un rene. Muore 22 anni dopo,il 16 ottobre 1965, in seguito ad un malore dopo uno sciopero. Non risolutiva, in questo caso, la corsa all’ospedale. Enrico Piaggio viene a mancare dieci giorni dopo nella sua Villa di Varramista. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
ENRICO PIAGGIO, IL MALORE DURANTE UNO SCIOPERO
In occasione della fiction a lui dedicata, in molti si chiedono come sia morto Enrico Piaggio e come sia riuscito a creare il suo impero. La risposta a queste domande, in parte, la troveremo nell’omonima fiction in onda questa sera, martedì 8 settembre, in replica su Rai Uno. Attraverso la biografia di Enrico Piaggio riusciamo comunque a ricostruire i suoi ultimi momenti di vita. Siamo nel 1965 quando l’uomo della Vespa accusa un malore in ufficio, durante uno sciopero. L’ambulanza che si precipita in suo soccorso deve quindi fare i conti con un flusso notevole di dimostranti, appostato proprio lungo il viale che porta verso l’azienda. Enrico Piaggio viene trasportato urgentemente in ospedale ma dopo dieci giorni muore nella sua villa di Varramista. La notizia gela tutta Pontedera e fa cessare il clamore attorno allo sciopero. Ai suoi funerali infatt, partecipa tutta la città. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
ENRICO PIAGGIO, L’UOMO DELLA VESPA
Enrico Piaggio è il protagonista dell’omonima fiction in onda oggi, martedì 8 settembre, in replica su Rai Uno. Un imprenditore che con le sue intuizioni ha contribuito a rivoluzionare lo stile di vita di milioni di italiani Enrico Piaggio, nato a Pegli nel 1905, quando l’odierno quartiere di Genova faceva ancora comune a sé. Cresciuto in una famiglia di imprenditori, guidata da papà Rinaldo, Enrico Piaggio eredita uno dei due rami aziendali insieme al fratello Armando nel 1938, alla morte del genitore. In particolare Enrico si occupa del settore aeronautico: al pari del padre la sua impronta manageriale si traduce nella volontà di perseguire sempre l’innovazione e lo sviluppo. Per questo non esita a circondarsi di ingegneri visionari, che sappiano assecondare la sua spinta per certi versi rivoluzionaria. E’ il caso di Giovanni Pegna e Giuseppe Gabrielli, ma soprattutto del progettista e inventore Corradino D’Ascanio. Sarà quest’ultimo a dare forma e sostanza all’idea di Piaggio: creare un ciclomotore leggero, agile. In una parola: la Vespa.
ENRICO PIAGGIO: DALLA VESPA ALL’APE
Nel giro di pochi anni lo scooter di Piaggio venne venduto in milioni di pezzi, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa e del mondo. Un successo planetario, che confermò la qualità dell’attività imprenditoriale di Enrico Piaggio. Questi diede vita poco dopo ad un’altra grande svolta con l’Ape, piccolo furgone a tre ruote costruito allo scopo di soddisfare le esigenze di trasporto individuale di merci. Non ebbe lo stesso successo invece la Vespa 400, piccola automobile progettata ancora una volta da Corradino D’Ascanio: più che il design, però, a limitarne l’ascesa fu soprattutto la scelta di non importare il veicolo in Italia al fine di evitare conflittualità con la Fiat.
COM’È MORTO ENRICO PIAGGIO?
Gli anni Sessanta furono anche per Piaggio, così come per molte realtà imprenditoriali, quelli delle agitazioni lavorative. Proprio mentre è in corso uno sciopero, nell’ottobre 1965, Enrico Piaggio si sente male nel suo ufficio. L’ambulanza fatica a farsi strada tra i dimostranti ammassati. L’imprenditore, trasportato d’urgenza all’ospedale di Pisa, morirà dieci giorni più tardi dopo nella sua villa di Varramista, a Montopoli in Val d’Arno. Subito dopo la notizia della sua morte i clamori operai cessano: c’è da piangere un uomo che ha fatto la storia.