Il grande artista meneghino Enrico Ruggeri, ha rilasciato una bella intervista nelle scorse ore al noto collega Edoardo Sylos Labini. Parlando con i microfoni di Culturaidentità.it, i due hanno chiacchierato di svariati argomenti a cominciare dai famosi hater che hanno attaccato Enrico Ruggeri per alcuni suoi pensieri espressi nei confronti del lockdown: “Essendo stato il primo a mostrare perplessità verso lockdown, divieti e restrizioni, e l’unico, almeno inizialmente, a difendere il diritto alla musica e a parlare delle umiliazioni inflitte alla nostra categoria si è scatenata un’aggressione da parte di chi, pur di difendere il governo e l’establishment, mi ha additato come pericoloso reazionario. Il tempo ha dimostrato che io avevo ragione e loro avevano torto”.
Ruggeri è anche uno storico tifoso di calcio, segue da sempre l’Inter, e parlando del pallone il cantautore racconta: “Il calcio, che ci piaccia o no, ha compattato più volte il nostro Paese. A chi non fosse convinto consiglio di andare all’estero e seguire una partita della Nazionale in mezzo ai lavoratori italiani”. E parlando di calcio non si poteva affrontare l’argomento Europei, torneo vinto dall’Italia: “Mi piace il senso del collettivo che Roberto è riuscito ad infondere nei suoi ragazzi: quando ti dimentichi che stai tifando per un giocatore che non appartiene alla tua squadra del cuore vuol dire che chi guida la Nazionale è riuscito nel suo nobile scopo”.
ENRICO RUGGERI: “CI SI INGINOCCHIA SOLO E SEMPRE PER QUALCUNO…”
E rimanendo sempre in tema, Labini ha stuzzicato il suo interlocutore circa quanto accaduto un mese fa durante la partita della Nazionale Cantanti, e “l’esclusione” dal tavolo di Aurora dei Jackal: “Ormai i fatti sono oggetto di dibattimento in tribunale – dice Enrico Ruggeri – posso solo notare come oggi il web, se usato ad arte, possa veicolare notizie false creando terribili psicosi di massa”.
E sull’inginocchiamento degli sportivi? ”Sono favorevole alle prese di posizione da parte dei personaggi pubblici, calciatori compresi: il problema è che ci si inginocchia sempre per qualcuno e non per qualcun altro. Gli episodi davanti ai quali inginocchiarsi – argomenta – sarebbero purtroppo decine: ho visto una reazione più che tiepida sull’episodio di Saman, così come ho notato che ci sono casi giudiziari di serie a ed altri, come quello di Chico Forti, inspiegabilmente relegati in fondo alle agende, senza manifestazioni di solidarietà”. Il finale è tutto dedicato al ritorno dei grandi eventi, della musica dal vivo: “Brindo alla fine di quel ridicolo scempio rappresentato dai concerti in streaming. La musica dal vivo è condivisione, energia, comunione di anime e, in molti casi, cultura: i musicisti non sono “quelli che ci fanno divertire”, sono anime nobili da rispettare e tutelare”.