Enrico Ruggeri non conosce crisi nonostante il coronavirus abbia di fatto azzerato gli eventi musicali da mesi a questa parte. Un tour live seppur fra “pochi intimi”, l’evento “L’aquila da cantare” e una serata su Rai Due “Musicultura Festival”, hanno allietato la strana estate del cantautore milanese, che intervistato dal quotidiano Libero quest’oggi assicura: “E’ fattibilissimo fare i concerti, dipende solo dai sindaci, se hanno coraggio o meno. L’emergenza c’è – prosegue – si tratta solo di capire che la musica è il centro di tutto. Ovviamente mi riferisco alla musica live, non a quella su Facebook, in pantofole”. Nelle ultime settimane Ruggeri ha esternato pareri forti in merito alla pandemia e al lockdown, ribaditi anche quest’oggi: “C’è sempre qualcuno che ci guadagna e che ci rimette. Ricordo i racconti dei miei nonni sulla guerra: il conflitto ha portato tanta miseria ma ha anche arricchito molte persone grazie alla borsa nera”. E ancora: “Non sono un negazionista, ma se oggi ci sono state sei vittime, vorrei sapere chi sono e la loro storia clinica. Lo stesso per i contagiati: quanti di loro stanno male?”.



ENRICO RUGGERI: “RICORDO ANCORA QUANDO SI E’ GRIDATO AL MORTO…”

Secondo Ruggeri è mancata, e continua a mancare, un’informazione corretta “Ricordo ancora quando si è gridato al morto 34enne per poi scoprire che il ragazzo era in coma da anni”. Il giornalista stuzzica quindi il cantautore sull’abbronzatura Di Maio: “Direi che la tintarella – replica – è l’ultimo dei suoi problemi”. Per il 63enne artista milanese la musica sta purtroppo vivendo un periodo di profonda crisi, indipendentemente dal covid: “Il settore è già stato ridisegnato – spiega – si è deciso di regalare la musica escludendo gli artisti dalla torta economica, e da qui non si torna più indietro”. Ruggeri ne ha anche verso i talent, secondo cui fanno andare avanti solo “chi canta bene”, ma se si sceglie in base alla voce avrai “ottimi cantanti ma non necessariamente ottimi progetti”. A riguardo il cantante ricorda i casi di Vasco Rossi, Battiato e Ligabue “durano nel tempo perchè le persone si riconoscono nei loro contenuti”. Le ultime parole sono per la trap (“troppo vecchio per cogliere questa rivoluzione”), e la musica latino americana “Lì siamo alle comiche”.

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