Enrico Ruggeri, noto cantautore milanese, è stato ospite quest’oggi in collegamento del programma di Rai Uno, Oggi è un altro giorno, per presentare il suo ultimo libro “Un gioco da ragazzi”: “Mi piace scrivere libri – esordisce parlando con Serena Bortone – perchè ci sono pulsioni e tensioni che è difficile concentrare in una canzone, quindi il testo di una canzone cominciava ad andarmi stretto, e cominciato a scrivere con molta umiltà dei racconti, ma anche con un po’ di cirscopezione visto che siamo in un periodo in cui scrivono tutti e questo poteva ritorcersi contro. Quindi i racconti sono diventati dei romanzi che hanno cominciato a darmi soddisfazioni, mi sentivo all’altezza della situazione dopo un po’ di tempo, e l’anno scorso, complice il lockdown è arrivato l’opera più articolata che ho fatto, un romanzo corposo, complesso, ambientato negli anni ’70”.



Erano anni difficili – prosegue Ruggeri – gli anni di piombo, ma anche l’eroina, ed ho davanti le immagini di molti coetanei e amici che non ci sono più per la droga o che hanno fatto una brutta fine per derive terroristiche, io per fortuna amavo la musica e mi rifugiavo in cantina con amici, suonavo ma non per diventare famoso ma per essere fiero di me stesso”. Sull’amicizia: “I figli unici hanno un rapporto diverso con gli altri, sempre alla ricerca del fratello non avuto, e quindi per me l’amicizia è sempre stata molto importante, ci rimanevo più male se avevo un problema con un amico che non se mi lasciava la ragazzina. L’amicizia dura tutta la vita l’amore non sempre”. Enrico Ruggeri è stato l’autore della splendida ‘Quello che le donne non dicono’: “Come si entra nella testa delle donne? Ascoltando, gli uomini tendono a non ascoltare, ci si ascolta poco. Ho ascoltato molte donne che avevano lo stesso problema, Quello che le donne non dicono è una canzone di speranze disattese, una donna che ha iniziato una storia con certe premesse e poi è andata a stancarsi e a morire, scrivere una buona canzone significa guardare quello che vedono tutti e aggiungere un punto di vista diverso”. Infine, alla domanda se si sente più buono o cattivo, Ruggeri replica: “Io mi sento più buono ma bisogna vedere cosa ne pensano gli altri. Spesso fare bene implica far star male altri, non è semplice essere buoni, quando sei più fortunato nella vita è più facile essere buono, ma se tutto va bene non è difficile essere buoni, quando invece subisci ingiustizie puoi diventare cattivo”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ENRICO RUGGERI “EDEMA DI REINKE E INTERVENTO ALLE CORDE VOCALI: TEMUTO IL PEGGIO..”

Per un edema di Reinke, Enrico Ruggeri ha rischiato grosso, ha rischiato di perdere la sua voce ma, soprattutto, quelle note basse che gli permettono di avere il timbro che tutti noi conosciamo e che lo ha reso il grande cantante che è. Per fortuna quello che è successo è solo un lontano ricordo ma ospite di Oggi è un altro giorno oggi pomeriggio, Enrico Ruggeri potrebbe tornare sulla malattia, l’intervento e la lunga riabilitazione che lo ha visto protagonista. Il primo sintomo si presentò nel 2018, durante un tour, quando lui stesso si è accorto che qualcosa non andava perché faceva fatica a cantare e terminare le sue canzoni. Fu così che iniziò il suo iter che lo portò alla scoperta di un edema di Reinke, quello che lui stesso, in un’intervista al settimanale DiPiù, ha definito “un’evoluzione di polipo alle corde vocali”.



Enrico Ruggeri “Edema di Reinke e intervento alle corde vocali”

Dopo la diagnosi, Enrico Ruggeri si è sottoposto ad un’operazione alle corde vocali per riuscire a togliere l’edema e lui stesso ha spiegato di essere rimasto per due mesi sospeso con il rischio di aver perso la sua voce e, quindi, anche la sua musica. Per fortuna così non è stato e i dottori, oltre a togliergli l’edema, “hanno tenuto il tono basso e roco e migliorato le tonalità alte”. Poi ha raccontato che le cause del suo male sono state sforzo eccessivo e fumo: “La mia paura più grande era che mi cambiasse la voce. Il mio timore era che mi togliessero le tonalità basse, quelle che danno alla mia voce il tono roco che è divenuto al mia caratteristica”.