Enrico Ruggeri, cantautore, scrittore e presidente della Nazionale cantanti, sarà insignito il prossimo 21 ottobre del premio Tenco alla carriera. Una grande e inattesa emozione, tanto che lo stesso artista, ai microfoni del “Corriere della Sera”, ha asserito: “Ho fatto varie congetture… Quelli del Tenco hanno saputo che ho un brutto male e nessuno me lo dice… Poi, visto che stavo bene e non c’era nessun male, (facendo gli scongiuri) ho assaporato la notizia”.
L’ideologia politica di Ruggeri non è nota e a ribadirlo è stato proprio lui stesso nell’intervista: “Io sono una persona libera. Sono stato il primo a parlare di pena di morte, il primo, nel 1991, a scrivere una canzone intitolata ‘Trans’. Ho scritto del disagio mentale, della detenzione. Ho fatto politica senza entrare nel salotto buono degli intellettuali o colleghi di sinistra. Respingo al mittente l’accusa dell’essere di Destra“. Nell’autodefinirsi, il cantante si descrive più malinconico nelle canzoni che nella vita, in quanto per lui la canzone è figlia della malinconia. Molti cantautori, infatti, sono dei gaudenti brillanti, “come Guccini o Vecchioni, tristi nelle canzoni, non nella vita. Cantare la tristezza dà risultati più spettacolari e più teatrali”.
ENRICO RUGGERI: “ALL’EUROFESTIVAL MI DISSERO CHE NON MI AVREBBERO LASCIATO VINCERE”
Al “Corriere della Sera”, a proposito degli artisti della nuova generazione, Enrico Ruggeri ha sottolineato che occorrano 30-40 anni per giudicarli, altrimenti si prendono enormi cantonate: “Il mascheramento è una trovata, la poesia è un’idea. Ma il tempo è galantuomo: vedo Achille Lauro e aspetto”. Dopo avere menzionato brevemente i suoi tre figli (Pico, 31 anni, agricoltore; Ugo, 16 anni, che ascolta trap e si veste da gangster; Eva, 11 anni, appassionata dei libri di Stephen King e capace di suonare la batteria), il cantante ha aperto l’album dei ricordi (e dei retroscena): “Una notte a Cork, finale di Eurofestival, arrivò una funzionaria Rai, Sandra Bemporad, che mi disse ‘il mio compito è evitare che lei vinca. Se vince, ci tocca organizzarlo noi”
Poi, un pensiero espresso sui Maneskin, reduci da un’annata trionfale e a dir poco strepitosa: “Finalmente vedo dei ragazzi che, come me agli esordi, passano la vita in cantina a provare e non andare a caccia di follower in rete”. Infine, un riferimento al collega con cui ha legato di più nel corso della sua carriera: “Da un punto di vista intellettuale Francesco De Gregori, anche se non gli ho mai chiesto nulla”.