Riflettori puntati su Enrico Zenatti, l’uomo in carcere a Mantova con l’accusa di aver ucciso sua suocera Anna Turina giovedì scorso. Zenatti in passato fu accusato e poi assolto per due delitti. Del caso se ne è occupata anche la trasmissione Ore 14 con l’inviata che da Malavicina (MN) ha commentato: “Gli indizi a carico di Enrico Zenatti, all’epoca erano molto pesanti e nonostante sia stato poi prosciolto in tutti e tre i gradi di giudizio, sebbene avesse ricevuto una condanna pesante a 18 anni in primo grado con il rito abbreviato, l’uomo alla fine è ritornato in libertà. A distanza di tanti anni ora si trova indagato con l’accusa di omicidio“.
Questa mattina gli uomini del Ris di Parma sono giunti a Malavicina poiché la scena del crimine è stata definita dagli investigatori così complessa e ricca di tracce biologiche e chimiche che necessitavano di ulteriori analisi. Secondo le prime indiscrezioni sulla dinamica, pare che l’uomo giovedì scorso sia rimasto per pochissimo tempo in compagnia di sua suocera Anna Turina, dopo che era stato chiamato in casa dalla figlia e dal cognato perché la donna avrebbe avuto un malore. Con una scusa li avrebbe fatti allontanare per chiamare i soccorsi. Sia la figlia che il fratello non avevano visto che la donna aveva un taglio profondo alla gola che le ha poi provocato il decesso.
Enrico Zenatti, dai delitti di due escort a quello della suocera: è giallo
E’ possibile che Enrico Zenatti abbia ucciso la suocera in quei pochi frangenti, proprio sotto gli occhi della moglie? Proprio questo dubbio ha richiesto l’intervento dei Ris. L’uomo, intanto, si dichiara innocente. La trasmissione Ore 14 ha intervistato il questore che nel 2004 era a capo della Squadra Mobile della Questura di Verona che indagò sul caso delle due escort sudamericane uccise: “E’ stata un’indagine dove furono raccolti tanti indizi e dove la scomparsa della ragazza colombiana avvenuta l’anno prima si andava ad intersecare con l’omicidio e quindi con la presenza di questa persona nella vita delle due ragazze”.
A Zenatti, ha spiegato, si arrivò grazie ai tabulati dai quali emerse un numero “quasi ossessivo, maniacale” che più volte al giorno contattava una delle vittime. L’utenza era intestata proprio a Zenatti. “Da quel momento lo Zenatti cessa di chiamare. Il processo è stato pesantemente indiziante”, ha aggiunto il questore. Un anno dopo il pm dispose l’ordinanza di custodia cautelare la l’uomo nel frattempo si era dato alla fuga, “tanto che i familiari avevano formalizzato una denuncia di scomparsa”. Zenatti fu riagganciato dopo una telefonata da una cabina telefonica. Da qui la condanna a 18 anni in primo grado, poi prosciolto in secondo e terzo grado. Nonostante la sentenza, il questore ha aggiunto: “Ci siamo detti ‘vedrete che un giorno si tornerà a parlare di Enrico Zenatti’. Ed oggi siamo qua”.