Walter Veltroni ha intervistato Enza Sampò per Il Corriere della Sera. La grande conduttrice televisiva si è raccontata a partire dalla sua infanzia: gli anni della guerra, la scuola, l’Italia del boom, del senso di comunità ormai smarrito. Enza Sampò è sì figlia della sua generazione, ma si è spinta oltre, innovando, abbattendo muri. Non è un caso che si parli di lei di una tra le prime donne “parlanti“, in una Rai tutta al maschile. Ciononostante, ammette, “ero un po’ insofferente. E allora ho fatto una follia, perché con Febo Conti stavo un po’ stretta, mi dava poco spazio. Andai a Milano, dall’usciere, perché quella era l’entratura massima che avevo, e dissi “Senta, io lavoro a Torino, posso conoscere qualcuno?” Mi portarono da Marta, la mitica segretaria di Puntoni, che si occupava del varietà. Questa non mi fece neanche parlare con Puntoni, disse solo “No, non abbiamo bisogno di nessuno”. Mi cacciò. Mi mandarono allora dalla segretaria di Budigna che si occupava dei culturali. La signora stavolta prese nota, ci salutammo e me ne tornai a Torino. Dopo qualche mese mi chiamò proprio lei per un programma con Fred Buscaglione, da un luogo estivo. Per questa serata arrivarono poi tante telefonate di curiosità, e così mi chiamarono a sostituire Marisa Borroni in Lei e gli altri. Era un programma per le donne e cìera molta più libertà. Da lì mi arrivò, inaspettata, una chiamata per il Festival di Sanremo. Visto che eravamo sotto la data della manifestazione, ho sempre pensato che qualcuna doveva aver rinunciato…“.
Enza Sampò: “Con Campanile Sera ho raccontato l’Italia unita”
A proposito di Festival di Sanremo, Enza Sampò ha condotto l’edizione del 1960: “C’era Paolo Ferrari, adorabile. Fatto Sanremo, hai fatto la televisione. Lì ebbi la contestazione dei discografici. Del regolamento poteva parlare Ferrari, perché maschio. Io facevo il riassunto delle canzoni e l’annuncio delle canzoni ma smorzavo gli applausi. Lì c’era la claque, io invece annunciavo, uscivo e via. I discografici impazzivano. Vinsero Dallara e Rascel con Romantica. Da lì in poi la popolarità è Campanile sera. Io andavo al sud e Tortora al nord e devo dire che fu un incontro bellissimo con Mike e con Enzo. Io ero intimidita da questi due mostri sacri, avevo vent’anni. Loro mi spingevano molto a venir fuori. Allora mi inventai di dare le ricette, essendo una donna, dal luogo dove ero. Pensa che il direttore generale Sergio Pugliese mi chiamò personalmente solo per dirmi: “Se dà le ricette, le deve dare con calma, perché si devono capire bene”. E sai cosa ricordo di quella Tv? Che avevi sempre qualcuno che ti tirava la giacchetta. Con i funzionari, finito il programma, andavi e chiedevi “Com’è andata?” E loro ti dicevano bene o male e si discuteva. Parole utili. Dopo tanti anni ho capito che ora invece spariscono tutti. Aspettano il giorno dopo, e ti danno la risposta solo dopo aver visto gli indici di ascolto. Secondo loro è l’Auditel che definisce la bellezza di un programma televisivo. Io non la penso così. (…) Devo dire, di Campanile sera, che era tutto bellissimo. Era il programma simbolo di quel tempo in cui l’Italia cresceva e si unificava. Viaggiare allora era difficile e quei collegamenti facevano scoprire il Paese. E parlavo degli italiani veri, quelli dei quali nessuno si occupava. L’ignoto bibliotecario diventava eroe, protagonista“.
Enza Sampò: “Con Umberto Eco restai per 3 anni”
Nella lunga intervista concessa da Enza Sampò a Walter Veltroni c’è spazio anche per dei racconti privati, ad esempio il rapporto con Umberto Eco, con cui fu fidanzata: “Sì, abbiamo avuto una storia importante. Durò tre anni fino a quando ho conosciuto mio marito, Ottavio Jemma, che ora non c’è più. Umberto aveva scritto la Fenomenologia di Mike Bongiorno molti anni prima, su Il Verri, una rivista letteraria. Però sulla stampa popolare uscì molti anni dopo e quando ci siamo lasciati, lui non capiva bene ancora il perché e temeva avessi un altro, mi disse: “Guarda per favore non con Mike, sennò diranno che ho scritto la fenomenologia per gelosia”. Perché c’eravamo lasciati? Quei geni hanno bisogno di una donna devota, che abbia i loro stessi interessi. Io ero ancora alla ricerca dell’indipendenza, anche culturale. Non volevo essere costantemente giudicata, anche da chi ne aveva i titoli. Lui aveva bisogno di una donna dedicata e infatti è stata importante sua moglie. Condividevano gli stessi interessi, lavoravano nella stessa casa editrice“. La persona più intelligente incontrata in Rai? La Sampò indica Angelo Guglielmi. Altri aneddoti riguardano Enzo Tortora: “Delizioso, veramente un signore, un grande signore“. E Mike Bongiorno? “Mike mi corteggiava in maniera molto discreta, rispettosa e non invadente. Per quello Umberto fece quella battuta. Eco era sempre spiritosissimo, una persona divertente. Da lui ho imparato che ci poteva essere un altro modo di vedere il mondo, che non si doveva essere bacchettoni per essere colti ed intelligenti“.