“Un Mondiale così bello non lo rivedrete mai”: parola e musica di Dino Zoff, uno capace di vincere una Coppa del Mondo a 40 anni contro tutti i pronostici, di non abbassare la testa di fronte alle critiche lunari dei Presidenti del Consiglio e di allontanarsi dal mondo del calcio in silenzio invece di tirare a campare sugli allori. Questa sera, in occasione del quarantennale della vittoria del Mundial 1982 con il 3-1 rifilato alla Germania al ‘Bernabeu’, Rai 1 (ore 21.25) propone il docu-film “Il viaggio degli eroi” con la voce narrante di Marco Giallini e sarà anche l’occasione per riscoprire non solo i protagonisti sul campo ma pure il ct Enzo Bearzot, conterraneo di Zoff e friulano come lui.



Enzo Bearzot, il “Vecio”, è stato non solo il timoniere di una delle più tormentate ma anche epiche spedizioni azzurre ai Mondiali di calcio ma, molti non lo ricordano, un apprezzato calciatore e conoscitore di questo sport, a dispetto di tanti ‘santoni’ odierni. Scomparso nel 2010, all’età di 83 anni, l’unico errore della sua lunga carriera fu considerato quello di essersi affidato a senatori e uomini di fiducia nel Campionato iridato del 1986 quando la nazionale italiana naufragò in Messico, pagando così salato un ‘debito’ affettivo. A dire la verità, come si ricorda, neppure la spedizione 1982 cominciò sotto i migliori auspici, tra polemiche, critiche alla rosa scelta, giornalisti che vedevano in Bearzot un ‘dead man walking’ e la querelle legata alla convocazione di Paolo Rossi, ritenuto già… bollito dopo la squalifica.



ENZO BEARZOT, IL CT MUNDIAL DEL 1982: DALLE CRITICHE FEROCI AL TRIONFO E…

In realtà, dopo i tre pareggi nel girone iniziale e il silenzio stampa dietro cui si chiusero il “Vecio” e la sua truppa, quella Nazionale sbocciò letteralmente e certamente un merito lo ebbero anche le critiche e quel “noi vs voi” che negli anni è diventata la strategia vincente di tecnici-conducator alla Mourinho e Conte. Anzi, il coraggio di Bearzot nell’insistere nella sua idea di calcio, inserendo gli interisti Oriali a centrocampo e soprattutto il 18enne e imberbe (ma già baffuto…) Bergomi saranno la chiave della vittoria. Al resto ci pensò Pablito con sei reti ad annichilire Brasile, Polonia e Germania in finale, mentre l’Argentina fu regolata da Tardelli e Cabrini, le altre colonne del ‘blocco Juve’.



La sua Italia sarà l’unica nella storia a battere tutte le detentrici dei tre precedenti titoli iridati. E pazienza se la Nazionale di Bearzot fu meno frizzante di quella vista in Argentina nel 1978: la minestra del “Vecio” funzionò alla grande con un mito 40enne in porta, i terzini bianconeri Gentile e Cabrini, il compianto Scirea come libero e Bergomi a dare il cambio a Collovati come marcatore; poi i motorini Oriali o Marini a centrocampo, con Tardelli ‘guastatore’ e la fantasia lasciata al ‘brasiliano’ Conti e Antognoni, mentre infine in attacco Paoli Rossi in formato berserkr accanto a Graziani che, tuttavia, in finale fu subito sostituito da Altobelli. E poi quell’aneddoto dopo aver ‘matato’ il borioso Brasile: “Ricordo che io e Graziani gettammo Bearzot in piscina e rischiò di annegare…” ricordò una volta Conti. Infatti, per festeggiare la tripletta di Rossi ai verdeoro, si ritrovarono nella piscina dell’hotel e, una volta arrivato il ‘Vecio’ in tuta e pipa in bocca, fu scaraventato in acqua non sapendo che non era in grado di nuotare