ENZO BIANCHI: “DOBBIAMO METTERE UN LIMITE AL DESIDERIO, ALTRIMENTI…”
Desiderare “tutto” o desiderare “meno”, questo è il dilemma per Enzo Bianchi, monaco cristiano fondatore della Comunità di Bose: nel sua rubrica su “La Repubblica” l’ex priore si sofferma su un piccolo elemento della nostra quotidianità “mediatica” per riflettere sul valore ontologico del desiderio umano. Lo spot è quello che abbiamo tutti in mente: in un supermercato una bambina è posta davanti a uno scaffale di prodotti dolciari. Un attimo di silenzio in attesa della voce della mamma che chiede: “E quale vorresti?”. E lì la bambina, in un grido di gioia esclama: “Tutti!”. Ebbene, per Enzo Bianchi quel messaggio è tanto insensato quanto dannoso: «Tutto e subito. Lo dice l’istinto, lo fa suo il desiderio e lo esprime. L’istinto è una forza dominante, è un sentimento personale, intimo, che scaturisce dalle profondità animali della persona, e che dunque va assunto, disciplinato, educato».
È assai comprensibile e tutt’altro che sconsiderato l’invito che fa padre Bianchi, preoccupato dall’ideologia del “tutto e subito” che ha fagocitato diverse attuali generazioni sparse nel mondo Occidentale. «L’ebrezza del “tutto” fa sognare l’impossibile, esclude ogni possibilità di condivisione, non riconosce la presenza dell’altro con lo stesso desidero verso il medesimo oggetto», nota ancora Enzo Bianchi allarmato sulle conseguenze di questo “dominio del desiderio”. Secondo il fondatore della Comunità Monastica di Bose chi vuole tutto, chi desidera tutto, «vuole realizzare il suo desiderio senza tener conto degli altri, del prossimo, del limite di ogni azione umana. L’oggetto o la persona desiderati con cupidigia emergono come forze dominanti fino a produrre, in chi desidera, l’alienazione». Il pericolo dell’individualismo, in ultima analisi, è ciò che spaventa Enzo Bianchi nello stare di fronte al tema dirimente del desiderio: per questo motivo, il consiglio del monaco-saggista è quello di educare i giovani a «non offrire “tutto”, ma insegnare a ordinare il desiderio e a scegliere, tenendo conto del bene comune, nella consapevolezza che bisogna porsi un limite perché facciamo parte di un’unica umanità. Volere tutto è il contrassegno di una convivenza in cui l’altro è negato e ne va eliminata la presenza».
DESIDERARE TUTTO È UN PROBLEMA? APPUNTI PER UNA RISPOSTA A PADRE BIANCHI
«Cerchiamo con il desiderio di trovare, e troviamo con il desiderio di cercare ancora»: lo diceva Sant’Agostino in una delle definizioni più belle e al tempo stesso misteriose nella tradizione cristiana. Il desiderio muove il mondo, muove i popoli e rischia anche di creare problemi e tumulti come la storia ne è testimone. Desiderio, da “De” e “Sidera”, mancanza e nostalgia delle stelle: un sentimento tale da coinvolgere e affascinare millenni di cultura e religioni e che tutt’oggi interessa ad una mondanità dove possibili “chiavi” del desiderio vengono ribadite in ogni “salsa” . Eppure, quando leggiamo l’assunto ragionato e comunque degno di nota di Enzo Bianchi – «Non possiamo volere “Tutto!”, ma possiamo volere solo accettando di rinunciare al tutto» – qualcosa non torna del tutto. Non per ideologia, ma per esperienza: l’esperienza cristiana di un Cuore – quello di Cristo – che più di tutto arde far conoscere ai propri figli quella “sete di eternità” avvertita proprio grazie al desiderio.
«C’è una parola che domina l’esperienza umana, è la parola desiderio. Ciò che è fondamentale nell’uomo» diceva il Servo di Dio Don Luigi Giussani in “Io, il potere, le opere” «è quello che io chiamo desiderio. Il desiderio è come la scintilla con cui si accende il motore. Tutte le mosse umane nascono da questo fenomeno, da questo dinamismo costitutivo dell’uomo. Il desiderio accende il motore dell’uomo». Un concetto religiosissimo che viene riconosciuto anche dal genio laico di Giorgio Gaber nella canzone “Il desiderio”, per l’appunto: «Il desiderio È la cosa più importante / Che nasce misteriosamente / È il vago crescere di un turbamento / Che viene dall’istinto / È il primo impulso per conoscere e capire / la radice di una pianta delicata / Che se sai coltivare / Ti tiene in vita […] E prima di capire / sta già crescendo / Il desiderio è il vero stimolo interiore / È già un futuro che in silenzio stai sognando / È l’unico motore / Che muove il mondo». Il dibattito potrebbe proseguire per ore e condurci in un serrato “confronto” tra due idee diverse su come stare di fronte al tema misterioso e affascinante del desiderio: non è forse questo il luogo, ma restano dirimenti le domande che coinvolgono il cuore umano e l’educazione stessa. Desiderare tutto nuoce alla realtà quotidiana di ciascuna persona? Può, il desiderare tutto, annullare chi abbiamo di fronte? Serve “rinunciare” per poter desiderare? La testimonianza cristiana del Vangelo insegna davvero a “ordinare il desiderio”? Il discernimento necessario e intelligente, può veramente voler dire “limitare” il proprio desiderio di eternità?