Un appello a non essere lasciato solo: è quello rivolto su Twitter dall’ex priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi. Il 77enne, una delle voci più ascoltate del pensiero cristiano, si è trasferito lo scorso giugno a Torino in ossequio ad un provvedimento di allontanamento emesso dal Vaticano. La Santa Sede decise di allontare il priore dalla comunità da lui fondata nel Biellese in seguito ad una “ispezione” avvenuta nel 2019 e avente come oggetto le tensioni tra il fondatore e il nuovo priore, fratel Luciano Manicardi. Come riportato dal Correire della Sera, in particolare si parlò di “una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore e il clima fraterno“. L’intervento del Vaticano si tradusse nella disposizione che il fondatore, due confratelli e una consorella – ovvero Enzo Bianchi, Goffredo Boselli, Lino Breda e Antonella Casiraghi – avrebbero dovuto lasciare Bose e “trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti“.



ENZO BIANCHI: SONO SOLO E IN ESILIO, VENITE A PRANZO DA ME

Per Enzo Bianchi si trattò di una decisione a dir poco traumatica, avendo lui fondato la comunità di Bose nei lontani anni Sessanta. Oggi questo messaggio su Twitter, a conferma del fatto che la solitudine è fardello pesante: “Cari amici sono invecchiato e ho difficoltà a venirvi a trovare. Vivo in esilio a Torino, da solo, ma la mia vocazione è comunitaria non eremitica. Perciò venite voi e a pranzo troverete piatti gustosi e converseremo in pace. Oggi peperoncini dolci farciti di carni e aromi“. Il tutto corredato da una foto in cui Enzo Bianchi tiene in mano sorridendo il vassoio di peperoni in questione. Il suo appello è stato giò raccolto da migliaia di persone che hanno chiesto informazioni su come raggiungere l’ex priore della Comunità di Bose. In piena pandemia, nel 2020, Enzo Bianchi prese la decisione di soggiornare in un eremo fuori dal monastero che aveva fondato, al Corriere Torino disse: “Ora vivo fuori dalla comunità, isolato. E non dimentico che quando sono venuto a Bose la prima volta, dal 1965 al 1969, sono rimasto per tre anni completamente solo. La solitudine non è qualcosa che mi spaventa, per me è sempre una solitudine abitata“. Evidentemente, ala luce di questo messaggio, non così abitata come avrebbe sperato.



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