Il nome di Enzo Braschi riconduce immediatamente la mente delle persone a “Drive In”, programma di Antonio Ricci, e al “Paninaro”, personaggio impersonato proprio dall’attore comico. Intervistato da “La Stampa – Specchio”, Braschi ricorda con nostalgia e affetto quel periodo: “Era l’Italia degli anni Ottanta. Dopo i Sessanta dei Beatles, dei Rolling Stones, della musica al potere, aveva creato realtà variegate. I giovani si distinguevano per appartenenza ai branchi, come i lupi. Non come oggi… C’è un’uniformità tristissima, tutti con il piercing, i jeans strappati, il tatuaggetto. Negli anni Ottanta c’erano i punk, i dark, i rockabilly, i metallari… e il Paninaro. Oggi non c’è più nulla. Non c’è più musica, pittura, non c’è più arte”.



Un’epoca sicuramente ricca di pregi e virtù, così come di difetti, ma che Enzo Braschi preferiva di gran lunga ai tempi moderni, segnati per giunti da una grave emergenza sanitaria, che a lui ha impedito di realizzare un suo progetto di vita: “Avevo trovato un appartamentino sul mare alle Canarie e mi ero detto: ci vado per qualche periodo. Dopodiché è arrivato il Coronavirus e mi sono fermato. Sono ancora qui”.



ENZO BRASCHI, TRA I NATIVI AMERICANI E GLI UFO

Enzo Braschi, a livello extralavorativo, è sempre stato un grande appassionato della storia dei Nativi americani, argomento sul quale pubblicò il suo primo libro già all’epoca di ‘Drive In’, ricevendo l’invito di un’associazione per andare a partecipare alla Danza del Sole, riservata a pochissimi bianchi. “I Nativi mi hanno dato due nomi – spiega a ‘La Stampa – Specchio’ –. Io credo nella reincarnazione, è una radice che deve provenire dal passato”. Così come crede agli alieni, o meglio, al Popolo delle Stelle: “Ho fatto conferenze di ufologia per vent’anni. Sin da piccolo mio padre mi portava a casa i romanzi di Urania e mi appassionavo. Poi andando a fare sette Danze del Sole tra i Sioux e i Dakota, parlando con gli anziani di cui ho acquisito la fiducia, ho appreso segreti che sui libri non troverai mai. Mi parlavano del Popolo delle Stelle, degli antenati che venivano dalle Pleiadi. I Cherokee, i Dakota raccontano sempre di questa costellazione mitica, che è considerata come un trait d’union tra noi e il cielo. I Navaho e gli Hopi raccontano del piccolo popolo con cui vissero sottoterra al crollo del Terzo Mondo”. Le visite aliene, peraltro, secondo Braschi, continuerebbero ancor oggi. D’altro canto, come affermava Carl Sagan, un universo solo per noi sarebbe uno spreco di spazio.

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