Enzo Iacchetti si racconta non solo come comico ma anche a livello personale, regalando un ricordo del compianto Maurizio Costanzo. Tutto inizia con la sua amata chitarra, come svela lui stesso ospite della trasmissione L’Ora Solare, in inda su Tv2000: “la chitarra ce l’ho sempre avuta in mano da quando avevo 9 anni. Invece di fare come tutti gli altri ragazzi della mia età, a corteggiare qualche ragazza, io andavo in campeggio e suonavo la chitarra, andavo in vacanze e suonavo la chitarra. Allora mi sono chiesto perché non suonarla per qualche soldino e da lì è cominciato tutto”.



In particolare, tutto ha inizio nel Derby Club di Milano: “lì era un’università a numero chiuso, c’erano quindici comici che si susseguivano tutte le sere fino a quando uno non diventava famoso. Allora quello usciva e facevano i provini per una sola persona – ricorda Enzo IacchettiQuando è uscito Diego Abatantuono io sono entrato. Diego non venne più a fare gli spettacoli, eravamo amici, io feci il provino e scelsero me”. e scherza di quando sfiorò la vetta della popolarità: “quando toccava a me chiusero il locale. Però quando dicevo di arrivare dal Derby Club era una garanzia”.



Enzo Iacchetti ricorda Maurizio Costanzo e Lucio Dalla: “idea forte”

Oltre al Derby Club, il trampolino del successo di Enzo Iacchetti è stato senza dubbio Maurizio Costanzo con il suo Show: “Sono stato bravo a studiare una cosa che sicuramente sarebbe piaciuta a Maurizio – spiega nel salotto di L’Ora Solare – Io registravo la sera il suo programma e lo rivedevo la mattina. Mettevo in pausa le sue domande agli ospiti e rispondevo, quindi l’ho studiato e quando sono arrivato lì sapevo che cosa gli avrebbe fatto piacere. Ho studiato anche un’idea, perché non mi andava di dire che ero un cabarettista e che arrivavo dal Derby, per suonare due canzoni e non essere più richiamato. Lì ci voleva un’idea forte”. Un’intuizione, quella di proporre qualcosa di breve “in un momento in cui riceveva autori di grandi libri e cantanti”, che si è rivelata vincente.



Enzo Iacchetti regala anche un ricordo di Lucio Dalla, con il quale era molto legato. “Ho pianto molto e piango ancora ogni volta che sento le sue canzoni – confessa – Ascoltarle è come guardare un’opera d’arte. Quando è mancato non ci credevo. Ho anche avuto dei momenti di debolezza. Mi adorava e a ristoranti ne combinava di tutti i colori. Lucio era un comico, faceva morire dal ridere, e quando parlavi di musica era un genio”.

Enzo Iacchetti e la timidezza: “non parlavo con nessuno, ma sul palco…”

Enzo Iacchetti svela anche la timidezza che l’ha sempre caratterizzato fin da bambino, parlandone con l’ironia che oggi ben conosciamo. Della sua infanzia “l’unica cosa che mi ricordo era che io ero timidissimo e non parlavo mai” e che “siccome non parlavo mai neanche in compagnia, neanche all’oratorio, il regista della compagnia teatrale dove abitavo io venne una sera, avevo 11 anni credo, a chiedere a mio papà se potevo fare una commedia perché gli serviva un bambino muto. Ma io appena salivo sul palco chiacchieravo, poi riscendevo dal palco e diventavo una mummia. Così ho capito che dovevo stare su un qualche pezzo di legno”.

Enzo Iacchetti  ammette che “papà non mi ha visto diventare famoso, perché è morto giovanissimo a 56 anni e mezzo. La mamma mi ha visto, mi vedeva anche prima perché mio papà non era d’accordo che facessi questo lavoro: mi veniva a vedere di nascosto quando facevo gli spettacoli all’oratorio”.