IL CONCERTO-EVENTO A MILANO: “ENZO JANNACCI E FABRIZIO DE ANDRÉ, LE STESSE PERIFERIE ESISTENZIALI”

Torna anche quest’anno l’appuntamento organizzato dall’Associazione “Amici della mente OdV” con il concerto-incontro “Enzo Jannacci e Fabrizio De André: le stesse periferie esistenziali”: dopo il successo dello scorso ottobre con la serata-evento a “Casa Jannacci”, l’associazione che opera presso il Dipartimento di Salute Mentale del presidio ospedaliero L. Sacco di Milano ripropone – martedì 28 marzo 2023 alle ore 21 presso il Teatro Bello di Via San Cristoforo, 1 Milano – il confronto tra due dei più importanti cantautori e artisti del Novecento; entrambi in grado di cogliere a fondo il dramma dell’esistenza umana e la costante ricerca di felicità. Per perseguire tale finalità lottando contro lo stigma e il pregiudizio, l’Associazione “Amici della Mente OdV” ha istituito presso i locali concessi in locazione gratuita dal Municipio 8 del comune di Milano, un centro di attività denominato “La bottega dell’inclusione sociale – Fabrizio De André” nel quale si co-progettano con la cittadinanza e si realizzano, programmi di intervento per contrastare l’emarginazione e la discriminazione sociale.



L’idea di accomunare De André e Jannacci nasce da lontano, cominciando con la stima reciproca dei due artisti: l’Associazione ha semplicemente rilevato in Enzo e Fabrizio quel carattere comune nel interpretare e raccontare da vicino le sofferenze “degli ultimi”, quelle “periferie esistenziali” alle quali si rivolge il Pontificato di Papa Francesco. «Enzo Jannacci è stato un artista dall’intensità poetica straziante, che ha dato voce agli emarginati, ai barboni, alle prostitute, ai lavoratori sfruttati, agli immigrati, alle persone sole, ai senza terra. È stato un genio, visionario e profetico che ha illuminato tante strade. Mostrandoci sempre la parte giusta su cui camminare», così scrive Chiara Ferrari, coautrice del documentario “Cantacronache, 1958-1962. Politica e protesta in musica, nel presentare l’evento di Milano del 28 marzo. “Amici della Mente OdV” rileva nel presentare l’evento un’altra testimonianza utile per capire da vicino i motivi di un “paragone” costante tra gli autori e le “periferie” dell’umanità: «Caro Faber, da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. (….) Abbiamo riscoperto tutta la tua ‘antologia dell’amore’, una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà. E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti. Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza», scriveva Don Andrea Gallo nella lettera scritta qualche anno dopo la morte dell’amico Fabrizio De André.



COME PARTECIPARE ALL’EVENTO SU JANNACCI E DE ANDRÉ

Lo spettacolo “Enzo Jannacci e Fabrizio De André: le stesse periferie esistenziali” andrà in scena per l’appunto martedì 28 marzo 2023 alle ore 21 presso il Teatro Bello in Via San Cristoforo a Milano: «Canzoni e riflessioni per ricordare due grandi interpreti della canzone d’autore e il loro sguardo indulgente e benevolo sugli emarginati della terra», recita la locandina del concerto-incontro a cui partecipano tra gli altri Tonino Scala, Gli Eretici, Monica Stefilongo, Martina Antoci, Marco Bettoni, Giulia Uccheddu, Dario Ziggiotto e Gabriele Catania.



Per partecipare al concerto-incontro sull’opera di Jannacci e De Andrè occorre seguire semplici indicazioni: per le prenotazioni è possibile scrivere a info@amicidellamente.org oppure è possibile acquistare biglietti e prenotare posti desiderati anche cliccando direttamente al link di LiveTicket, inviando poi conferma all’indirizzo di posta elettronica qui sopra. La prenotazione online, ravvisa l’associazione “Amici della Mente OdV”, permette di scegliere il posto in sala ma con 1 euro in più sul cosoa del biglietto base.

I 6 ACCOPPIAMENTI NELLE CANZONI DI JANNACCI E DE ANDRÉ

Da un lato i racconti della Milano di periferia del Novecento, dall’altro la narrazione drammatica degli emarginati da Genova alla Sardegna fino all’epoca delle contestazioni: Enzo Jannacci e Fabrizio De André hanno saputo raccontare fin da giovani un Fort “spaccato” di esistenza del popolo italiano anche perché, in prima analisi, non si sono eretti a “giudici” della realtà circostante. L’incontro-concerto di martedì “Enzo Jannacci e Fabrizio De André: le stesse periferie esistenziali” proverà a raccontare più da vicino l’emarginazione sociale e il riscatto, il dramma e la speranza che sgorga dai testi di Enzino e Faber. Per farlo viene scelta come l’anno scorso una modalità molto particolare di presentazione del programma: «si articola nell’esecuzione di sei coppie di brani nei quali è stata individuata la sovrapposizione di uno stesso tema. Chiaramente un tema inerente la discriminazione e al pregiudizio nei confronti di quell’intorno umano considerato “diverso”», scrivono da “Amici della Mente OdV”. Relativamente ai brani cantati e ai collegamenti possibili tra quelli di Jannacci e quelli di De André verranno proposte i seguenti accoppiamenti:

1- “Ohè sunt chì” e “Un matto (Dietro ogni scemo c’è un villaggio)”: dall’emigrato straniero a Milano che cerca di parlare milanese per farsi accettare al “matto” di Faber che per non essere discriminato tenta di “imparare la Treccani a memoria”, a discapito però della sua identità originaria.

2- “Prendeva il treno” e “La ballata dell’amore cieco (o della vanità)”: dall’operaio innamorato e rifiutato perché “misero” di Jannacci alla incredibile tragedia d’amore della ballata dove la “bella” ritiene che l’amore debba essere “guadagnato” con un sacrificio

3- “M’hann ciamaa” e “Hotel Supramonte”: qui il collegamento, spiegano da “Amici della Mente”, riguarda la negazione della realtà troppo drammatica e sofferente per i protagonisti, in particolare con “Supramonte” De André è riuscito a raccontare il dolore del rapimento subito in Sardegna

4- “Gli zingari” e “Khorakhane”: la riflessione sull’emarginazione sociale, culturale delle popolazioni nomadi, fino al dramma della Guerra in Jugoslavia

5- “Vincenzina e la fabbrica” e “Rimini”: la protagonista della canzone di Jannacci guarda la fabbrica con la stessa malinconia e rassegnazione di Teresa che con i suoi “occhi secchi” scruta l’immensità del mare. In “Rimini” Faber diceva «Storia di una ragazza che vive male, che vive in un mondo di merda, e allora cerca di evadere col sogno dalla sua realtà abbastanza squallida. Ebbene questa ragazza è costretta a fare una cosa che altrimenti non avrebbe mai fatto in vita sua, cioè abortire il figlio del bagnino perché imprigionata da certe regole stronze che sono quelle della piccola borghesia»

6- “El purtava i scarp de tennis” e “Il fannullone”: nel brano forse tra i più famosi di Jannacci, il grande Enzo ha raccontato di averci visto la sua vita, la vita di un essere sensibile che voleva fare il medico, forse anche per occuparsi di quella umanità smarrita, «cenciosa eppure più viva di quei benpensanti inutili al mondo», spiegano da “Amici della Mente OdV”. Di contro, De André nel “Fannullone” proietta la propria esistenza sul personaggio, una storia e una quotidianità irriverente e controcorrente, diremmo “ostinato e contrario”. Scriveva Liliana Nissim su questo brano: «È questa una storia di emarginazione felicemente scelta e teneramente condivisa, ma è anche una dolce storia d’amore».