Paolo Belli ha concesso un’intervista al quotidiano “Avvenire”, nella quale ha parlato innanzitutto del disco inciso per i suoi primi 60 anni e intitolato “La musica che ci gira intorno”, nato in piena pandemia. Quando c’è stato il lockdown, infatti, “mi sono messo ad ascoltare ancora più musica del solito e ho riscoperto quanto mi avessero dato a livello artistico e umano i grandi musicisti presenti nel disco. Così abbiamo fatto di necessità virtù e, non potendo trovarci a suonare, ho dato i compiti a tutti i musicisti. Finito il lockdown, abbiamo messo insieme tutti i provini, siamo andati in studio e abbiamo registrato questo disco in cui ci sono alcuni grandi autori con le loro canzoni”.



Ci sono state, ovviamente, delle esclusioni eccellenti tra i brani inseriti, ma saranno inseriti nel secondo disco che sarà registrato da Paolo Belli; tra questi, ci sarà sicuramente “La Cura” di Franco Battiato, perché “mi sento anche il compito di far riscoprire gioielli musicali un po’ dimenticati. È un difetto molto italiano quello di non dare il giusto peso alla grande cultura musicale e ai capolavori scritti da grandi maestri. Limitandoci al cosiddetto cantautorato, siamo il Paese con la più ampia diversità e varietà stilistica: da Mimmo Cavallo a Rino Gaetano, da Bennato a Branduardi, da Ron a Conte…”.



PAOLO BELLI: “ENZO JANNACCI ERA CAPACE DI SCRIVERE COSE TOCCANTI”

Sempre sull'”Avvenire”, Paolo Belli ha evidenziato di avere un’autentica venerazione nei confronti di Enzo Jannacci, con cui “ho cantato varie volte e ho toccato con mano quale genio fosse. Era un saltimbanco e uno swinger che sapeva perfettamente cos’è il jazz. Capace poi di scrivere cose molto intime e toccanti come Vincenzina e la fabbrica o Io e te”. Ma nell’album c’è anche tanto Lucio Dalla: “Ho fatto i miei primi dischi allo studio B della Fonoprint a Bologna, mentre allo studio A si alternavano Lucio e Vasco. Con Lucio siamo stati tante volte insieme sul palco e a tavola, ho catturato tanto della sua personalità musicale”.

Infine, un pensiero sulla guerra tra Russia e Ucraina: Paolo Belli collabora con l’associazione “Rock no war”, che è “a favore della pace, a ogni costo. Ma mio nonno, partigiano, mi ha sempre detto: chi viene calpestato, va aiutato. Così ora abbiamo avviato il ‘progetto Ucraina’ per la raccolta di materiali di prima necessità di vario genere. Questa associazione era nata ai tempi della guerra a Sarajevo e aiutavamo sia bosniaci sia serbi: i bambini sono uguali ovunque”.