Enzo Jannacci rivive nella nuova puntata di “Techetechetè“, il programma di video frammenti trasmesso oggi, mercoledì 29 luglio 2020, su Rai1. Il medico cantante ha fatto riflettere con le sue canzoni segnando un’epoca e diventando uno dei protagonisti indiscussi dello spettacolo italiano nel secondo dopoguerra. Cantautore, cabarettista, pianista, compositore, ma anche attore, sceneggiatore e medico, Jannacci a chi gli domandava come definirsi ha sempre risposto “cantastorie fantasista”. Un termine che ha anche pronunciato a Mario Biondi durante una delle ultime interviste datate “autunno 94” in cui ha raccontato una delle sue prime canzoni “Ohé sunt chi” ossia “Ohé, sono qui”: “le parole non sono mie, ma di Dario Fo. E’ una canzone scritta per il mio primo spettacolo teatrale, che si intitolava “22 canzoni”, ben oltre venti anni fa”. Nato e cresciuto a Milano, Jannacci ha sempre avuto un rapporto speciale con la capitale lombarda anche se proprio a Mario Biondi in una intervista rilasciata nell’autunno 1994 disse: “Milano e i milanesi in genere io non li amo particolarmente, come del resto non amo i baresi, che sono troppo snob. No: di Milano io amo i milanesi che soffrono. A loro sono dedicate le mie canzoni di ambiente milanese. La nostra è una città troppo dura. Anche per chi ci sta bene, che è troppo duro a sua volta. Troppo motivato. Mi prende nel momento giusto”. Poi il cantastorie – medico chirurgo ha raccontato quanto sia stato difficile portare avanti entrambe le attività: “per andare a cantare devo prendere le ferie. Io le vacanze le passo così. I miei colleghi vanno a divertirsi ai congressi, a parlare di trapianti e roba del genere. Io, invece, povero disgraziato, canto. Canto e faccio il dottore. Per fortuna i colleghi mi hanno sempre dato una mano”.



Enzo Jannacci, le canzoni di successo

Non solo medico chirurgo, ma anche cantante di successo. Non si contano, infatti, le canzoni che Enzo Jannacci ha trasformato in delle vere e proprie hit. Da “Ho visto un re” a “Ci vuole orecchio”, da “Bartali” a “Messico e nuvole” anche se una delle sue canzoni più amate e cantate è senza alcun dubbio “Vengo anch’io no tu no” del 1968. Annoverato tra i caposcuola del cabaret italiano, Jannacci in 50 anni di carriera ha collaborato con grandissimi artisti e personaggi diventando uno dei pionieri del rock and roll con colleghi come Adriano Celentano, Giorgio Gaber e Luigi Tenco. E’ morto all’età di 77 anni dopo aver combattuto una lunghissima lotta contro il cancro. Durante una delle ultime interviste rilasciate a Il giorno (data 3 aprile 2013), il cantautore ha parlato del rapporto con Dio: “è cresciuto in me con il corpo e l’intelletto”, ma anche della sua professione di medico “l’ho fatto per sessant’anni il medico e certo, nell’idea di curare gli altri questo seme è stato fondamentale. Mio padre ha preteso, senza coercizione, che suo figlio respirasse il clima della solidarietà. Devo questo dono a lui e a mia madre, ma sto ancora maturandolo oggi. Anche perché continuo a darmi delle risposte, che perlopiù si rivelano sbagliate. Però me le faccio, le domande. Anche sulla morte”.

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