Enzo Paolo Turchi: la carriera
Enzo Paolo Turchi è un noto ballerino e coreografo. Nato a Napoli nel 1949, si è diplomato alla Scuola del Teatro San Carlo in danza classica: “Ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della danza che avevo otto anni. All’epoca lavoravo e andavo a scuola nonostante la giovane età. Mi diplomai all’età di diciassette anni”, ha raccontato in una lunga intervista a Sledet.com. Dopo essersi esibito in vari teatri italiani, come la Fenice di Venezia e il Comunale di Bologna, ed esteri, decide di passare in televisione diventando il primo ballerino di famose trasmissioni. Accanto a Raffaella Carrà nel 1971 ballò il famoso “Tuca tuca“, dopo il successo del celebre ballo ha fondato la sua prima accademia nel 1971 a Roma. Nel 1983 si trasferì a Canale 5: nella trasmissione Drive In conobbe Carmen Russo, che divenne sua compagna di vita e di lavoro. Tra le trasmissioni alle quali ha partecipato, ricordiamo: Canzonissima, Grand Hotel, Fantastico, Domenica In, Patatrac, Risatissima, il Festival di Sanremo e Doppia coppia.
Enzo Paolo Turchi: il rapporto con Raffaella Carrà
Enzo Paolo Turchi è stato il primo a ballare il celebre “Tuca tuca” con Raffaella Carrà nel 1971 durante la sesta puntata di “Canzonissima“, il popolare programma del sabato sera della Rai in bianco e nero. La canzone “Tuca tuca” fu scritta da Gianni Buoncompagni, il pigmalione di Raffaella, e da Franco Pisano. Il coreografo Don Lurio ideò un ballo a due che consisteva nel toccare prima ginocchia, poi fianchi, poi spalle, poi la fronte dell’altro. “Io resto “il ballerino del Tuca-Tuca”. Così mi addita la gente. L’idea fu geniale, ma la gloria è frutto soprattutto di Raffaella. “Voi due siete fratello e sorella”, ci dicevano. Sì, ma il personaggio carismatico era lei. E quanto ci siamo divertiti!”, ha ricordato Turchi in un’intervista al Mattino. Il ballerino ha lavorato per molti anni al fianco della Carrà, a cui era molto affezionato: “Mi sorprendeva la sua grande forza. Ho conosciuto tante donne, per lavoro, per affetto, ma come lei… nessuna. Forza, sicurezza e, nello stesso tempo, la fragilità di un’artista che ogni sera si metteva in gioco, in discussione, come una novellina”, ha ricordato dopo la morte della Carrà.