Enzo Paolo Turchi e il Tuca Tuca con Raffaella Carrà hanno senza alcun dubbio segnato la storia della televisione italiana, ma anche del costume. Quel ballo fatto di “toccamenti” irrompe nelle case degli italiani durante Canzonissima 1971 diventando un successo senza precedenti al punto da far adirare anche la Chiesa e il Vaticano che richiedono la censura. Con la scomparsa della Regina della televisione, il Tuca Tuca ritorna protagonista sul piccolo schermo e non solo per ricordare la più grande artista che l’Italia abbia mai avuto. A ricordare come è nato ci ha pensato proprio Enzo Paolo Turchi, il ballerino con cui la Carrà presentò il ballo.



“Che tempi! Canzonissima 1971. Eravamo a casa di Raffaella: lei; io come primo ballerino; Gino Landi, il coreografo; e Gianni Boncompagni che, tra l’altro, gestiva la sua immagine. Fu lui a lanciare l’idea: “Un ballo che tutti possano fare”. Il maestro Pisano compose la musica. Gianni il testo. Ma pochi conoscono un dettaglio divertente” – ha rivelato il marito di Carmen Russo che ha aggiunto – “il ballo, la canzone, dovevano intitolarsi “Tocca-Tocca”. Ma Pisano era sardo. Pronunciava “Tuca-Tuca”. E restò quel nome. Il numero doveva resistere una sola puntata”. Il successo del Tuca Tuca è contagioso: tutti lo ballano e lo cantano, al punto che anche lo stesso Alberto Sordi decide di partecipare a Canzonissima per ballarlo con la Carrà.



Enzo Paolo Turchi: “Tuca Tuca? E’ frutto soprattutto di Raffaella Carrà”

“Il successo fu tale che già a quella successiva venne addirittura Alberto Sordi a cantarlo e a danzare. Ed era un Sordi all’apice della carriera” – ha ricordato Enzo Paolo Turchi che ha aggiunto – “siamo entrati nel Guinness dei primati. Non so più dove non l’abbiamo fatto. E fino a metà anni 90. Un tormentone, che resiste ancora oggi. Siamo in un altro mondo, ma io resto “il ballerino del Tuca-Tuca”. Così mi addita la gente. L’idea fu geniale, ma la gloria è frutto soprattutto di Raffaella”. Sta di fatto che la coreografia del Tuca Tuca di Raffaella Carrà e Enzo Paolo Turchi viene definita “peccaminosa” dal Vaticano che ne richiede la censura.



Quando in Rai il Tuca Tuca di Raffaella Carrà fu censurato…

Richiesta approvata dalla Rai democristiana di allora come ricordò proprio la Raffaella Carrà: “la Rai mi censurò dopo una puntata, malgrado la canzone fosse in cima alle classifiche dei 45 giri, guerreggiando con Lucio Battisti. Ma c’era Alberto Sordi che veniva da me e Gianni Boncompagni a giocare a casa nostra con il baracchino dei radioamatori. Imitava se stesso e quelli dall’altra parte della radio dicevano: ‘so’ mejo io a fa’ la voce de Sordi!’. Non lo riconoscevano! Una sera a cena, e c’era pure Iva Zanicchi, lui mi fa: ‘So che hai fatto ‘na cosa, vengo da te a Canzonissima, ma solo se possiamo ballarla’. Non potevano dire di no a Sordi. Fu memorabile: mi sfiorava i seni con la punta delle dita, senza toccarmi. E io a lui: ‘Albè, stavolta ce cacciano’. Come cambiano i tempi. Era una cosa così pulita…”.