Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2a, ha le idee chiare su ciò che serve per completare la transizione energetica. “Se vogliamo sostituire le centrali a gas, occorre certamente sfruttare al massimo l’eolico. Ciò comporta anche la sostituzione delle pale e dei rotori con tecnologie più avanzate. Ma questo vale per gli impianti on-shore. Per quelli in mezzo al mare, il discorso è diverso”, ha affermato in una intervista a Repubblica.  I progetti dipendono infatti da quanto si è disposti a investire nel settore. “Il Mediterraneo, in particolare il Tirreno, è molto più profondo del Mare del Nord, dove la base delle pale viene fissata sul fondale. Al largo delle coste italiane bisogna ricorrere all’eolico galleggiante, dove l’impianto viene ancorato, con costi maggiori”.



E sul nucleare: “Chi ha grosse potenzialità nelle rinnovabili, come l’Italia, dovrebbe prediligere queste, mentre chi ne ha meno può costruire e mantenere le centrali, perché è energia a basso costo e contribuisce a decarbonizzare. Il rischio è che in alcune ore del giorno le due cose entrino in concorrenza, disincentivando gli investimenti”.



Mazzoncini (A2a): “Eolico sostituirà gas”. Il ritardo dell’Italia

Un dato di fatto, ad ogni modo, è che sulle energie rinnovabili l’Italia è rimasta indietro rispetto ad altri Paesi. Renato Mazzoncini è consapevole del perché. “La storia è molto semplice. L’Italia è il secondo Paese in Europa come potenziale nelle rinnovabili e al terzo posto nell’idrogeno, dopo Norvegia e Francia. Siamo tra i primi per l’irraggiamento solare, con Spagna e Grecia. Nel Sud siamo essi bene anche per la disponibilità di vento”, ha premesso.

Eppure, queste risorse non sono completamente sfruttate. “Nei primi anni Duemila siamo partiti forte nel fotovoltaico anche grazie ai ‘conti energia’ che hanno incentivato generosamente sia operatori che cittadini. Grazie agli incentivi, gli investimenti si ripagavano con un rendimento non inferiore al 6% all’anno. Quando sono stati tagliati gli incentivi, le installazioni sono crollate, nonostante una riduzione del costo medio degli impianti”. La situazione è in miglioramento, ma il gap è ancora elevato.