Il Vulcano delle Eolie sarà monitorato come l’Etna e lo Stromboli. La sua ultima eruzione risale a oltre 130 anni fa, ma recentemente ha dato segni di “risveglio”, con fumarole che hanno sfiorato i 350 gradi centigradi. Un episodio che non solo ha destato l’attenzione degli esperti, ma che ha costretto all’evacuazione dalle case, gli abitanti della zona e malori ad alcuni animali domestici a causa delle esalazioni dei gas.



La Protezione Civile all’inizio del mese scorso, ha immediatamente disposto l’allerta gialla. Ma non solo: il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni ha anche predisposto “il divieto di scalare i 500 metri della montagna, con la sola eccezione per gli addetti dei centri di competenza per le attività di monitoraggio”. Lo stato di allerta non sta affatto rientrando. L’ultimo bollettino settimanale dell’Ingv riporta che le fumarole presenti sull’orlo del cratere sono addirittura in lieve aumento, anche se rimangono in linea con quelle dell’ultimo periodo. Per questo motivo si è ricorsi alla stazione automatica “Multigas” sviluppata presso i laboratori tecnologici della Sezione di Palermo dell’Ingv, che serve per osservare “l’umore” di Vulcano.



Vulcano monitorato come l’Etna e lo Stromboli

Le stazioni “Multigas” sono utili per determinare simultaneamente le differenti specie gassose presenti all’interno di Vulcano. ”Dopo una fase iniziale di test – riferisce lo scienziato Giovanni Giuffrida in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” – la stazione ha iniziato ad effettuare, con una frequenza di una acquisizione ogni 12 ore, misure in continuo dei tenori di anidride carbonica, anidride solforosa ed idrogeno solforato oltre che i parametri ambientali come pressione, temperatura e umidità dell’aria. I dati sono trasmessi in tempo reale alla sala di acquisizione della sezione di Palermo (dell’Ingv) utilizzando un collegamento radio tramite l’Osservatorio di Lipari.”



I dati che trasmette la stazione, servono per migliorare la valutazione del livello di attività del vulcano. Vulcano ha di fatto attirato una notevole attenzione, come riporta l’analisi di uno dei più autorevoli studiosi, a livello internazionale, dei sistemi vulcanici della Sicilia, il docente universitario Marco Viccaro: “Si tratta di una struttura vulcanica attiva, basti pensare all’eruzione del 1889-90 che in termini geologici e vulcanici rappresenta un tempo relativamente breve” spiega lo scienziato, che aggiunge: “Quel che si sta verificando negli ultimi mesi è che le condizioni generali legate al processo di degassamento sono andate in disequilibrio.”