Nel giorno della festa dell’Epifania il cuore trabocca di gioia per la dolcezza di alcuni versi dell’Oratorio di Natale (Weihnachts-Oratorium BWV 248) di Johann Sebastian Bach, che oggi 6 gennaio alle 18 sarà eseguito all’Auditorium di Milano dall’Ensemble strumentale e vocale laBarocca.

Tra le più vaste e spettacolari composizioni sacre di Bach, l’Oratorio si sviluppa intorno alla narrazione dei vangeli di Luca e Matteo. Si tratta di un lungo racconto che si snoda su sei giorni, componendosi di una cantata (Pars) per ogni festività del ciclo natalizio: il Natale (25 dicembre 1734), S. Stefano (26 dicembre), S. Giovanni apostolo (27 dicembre), la Circoncisione o Nuovo Anno (1 gennaio 1735), la domenica dopo il Capodanno (allora il 2 gennaio), l’Epifania (6 gennaio).



La composizione presenta grande varietà musicale e timbrica, alternando brani gioiosi con trombe e timpani a momenti più intimi e raccolti, in una perfetta sintonia tra voci e strumenti.

Pars V Corale:

Zwar ist solche Herzensstube
Wohl kein schöner Fürstensaal
Sondern eine finstre Grube;
Doch, sobald dein Gnadenstrahl
In denselben nur wird blinken,
wird es voller Sonnen dünken



Davvero questa stanza del cuore
non è una bella sala principesca,
Bensì un’oscura fossa.
Ma non appena il raggio della tua Grazia
In quella smorta stanza brillerà,
Sembrerà pieno giorno

Con l’immagine potente della luce che entrando nell’oscurità di una fossa (Grube) la illumina come in pieno giorno, questa corale alla fine della Pars V sembra echeggiare le parole di Papa Francesco all’Angelus del 2 gennaio, quando invitava a chiedere a Gesù di entrare nelle nostre zone oscure: “Guarda, Signore, che lì non c’è luce, lì l’elettricità non arriva, ma per favore non toccare, perché non me la sento di lasciare questa situazione (…) Le zone oscure, le nostre ‘stalle interiori’: ognuno di noi ne ha (…) Dio ama abitare nella nostra stalla”.



Pars VI Corale:

Ich stehe an deiner Krippen hier,
O Jesulein, mein Leben!
Ich komme, bring und schenke dir,
was du mir hast gegeben

In piedi accanto alla tua culla io sono
O vita mia, mio piccolo Gesù
Io vengo, ti offro e ti porto in dono
Tutto quello che mi hai donato tu

Il prefazio comune IV, rivolgendosi a Dio, ci fa pregare così: “Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del Tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la Tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva”. Come i Magi e come i fedeli rappresentati dalla Corale della Pars VI, possiamo solo restituire a Dio quanto Lui stesso ci ha donato.

“E Dio in sogno li avvertì di non tornare da Erode. Perciò seguendo un’altra via essi ritornarono alla loro terra”.

Il recitativo che segue è una dichiarazione d’amore che sembra sgorgare dal cuore di bambino di uno dei re Magi: “Ora basta! Da qui non parte il mio tesoro, resta con me! È così, non lo lascio più partire! Mi circonda il suo braccio con amore che gli ispira soave desiderio di me, e con infinita dolcezza. Egli resterà qui come mio sposo: il cuore e i sensi gli dedicherò. Io lo so con certezza: egli mi ama”. 

Col Natale non dobbiamo più temere: Cristo ha distrutto tutto ciò che era contro di noi e la stirpe umana ha la sua dimora presso Dio.

Pars VI Recitativo:

Nun seid ihr wohl gerochen
An eurer Feinde Schar
Denn Christus hat zerbrochen
Was euch zuwider war
Tod, Teufel, Sünde und Hölle
Sind ganz und gar geschwächt
Bei Gott hat seine Stelle
Das menschliche Geschlecht

Da voi fugge con lutto
Di nemici la schiera
Poiché Cristo ha distrutto
Ciò che a voi si opponeva
Morte, demonio, colpa ed inferno
Han perso forza e loro furia è vana.
Ha presso Dio la sua dimora eterna
la stirpe umana

 

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