COS’È L’EPIFANIA E COSA SI FESTEGGIA OGGI 6 GENNAIO 2023

Come ogni 6 gennaio, oggi si celebra la festa dell’Epifania del Signore: capire cos’è è impresa non impossibile, in quanto la traduzione diretta della parola “epifania” significa dal greco “manifestazione divina, apparizione”. E infatti in questo 6 gennaio la Santa Chiesa celebra la memoria della prima volta in cui il Figlio di Dio si manifesta all’umanità intera “rappresentata” dai tre Re Magi dopo il Natale nella mangiatoia di Betlemme. Per i credenti infatti, le Scritture riportano come nel giorno dell’Epifania ebbe luogo la visita solenne, l’offerta dei doni e l’adorazione dei Magi, i “dotti” autorevoli giunti da Oriente ed estranei fino a quel momento del mondo ebraico e mediterraneo.



I tre sapienti dotti in arrivo da Oriente – che la tradizione definisce “Re” Magi – fanno la loro comparsa per la prima volta nel Vangelo di Matteo quando si legge che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre fanno visita a Betlemme “guidati” forse da una stella cometa: «mentre Gesù, Giuseppe e Maria erano ancora a Betlemme, poco dopo il parto, dei Magi venuti dall’Oriente si fossero recati in visita presso di loro, guidati da una grande stella». L’Epifania del Signore è la festa cristiana che celebra e ultima la tradizione del Santo Natale: è il giorno della luce grazie a quella “manifestazione” in tutto l’umile splendore che il Bambino Gesù seppe dare al mondo lì rappresentato da pastori, contadini, semplici passanti e dotti sapienti in viaggio da molto lontano. L’Epifania è proprio quell’incontro tra divino e umano “permesso” dalla manifestazione di Cristo al mondo: un incontro che rende lieti e cambia per sempre la storia dell’umanità.



“L’EPIFANIA, I MAGI E LA CHIESA”: IL RICORDO DI PAPA BENEDETTO XVI

La parola “Magi”, occorre ricordarlo, non significa quanto poi si è inteso nei secoli successivi: i tre protagonisti del viaggio verso il Bambin Gesù culminato nell’Epifania del Signore, sono una traslitterazione del termine greco “magos” e si riferisce al titolo di “re-sacerdoti” dello zoroastrismo, tipici dell’ultimo periodo dell’impero persiano. La manifestazione di cui si fa memoria nel giorno dell’Epifania si permea dunque della figura di questi tre Re Magi attirati dalla grande stella e non curanti dell’avvertimento meschino di Re Erode (che chiedeva loro di informarli sul luogo dove stava per nascere il Messia): si dirigono invece a Betlemme  adorando il Bimbo e informando Maria e Giuseppe di fuggire dalla persecuzione erodiana. La Cometa è un lascito diretto di Origene, teologo alessandrino del III secolo d.C., convinto che quel fenomeno in cielo fu proprio la Cometa (come poi raffigurato anche da Giotto secoli più tardi nella Cappella degli Scrovegni a Padova, ndr). Studi più recenti invece tendono ad escludere la possibilità di una Cometa di Halley di passaggio in quel periodo storico: piuttosto, spiega un focus di “In terris” sull’Epifania, «La stella dei Magi molto probabilmente è stato un evento astronomico poco appariscente, ignorato dai più, ma carico di significato dal punto di vista astrologico».



Chi forse ha descritto al meglio chi siano stati i Re Magi e quale sia il reale significato dell’Epifania è stato il compianto Benedetto XVI, appena salutato nei solenni funerali celebrati ieri da Papa Francesco: «i Magi erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’ uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare». Nella sua ultima Santa Messa dell’Epifania celebrata da Pontefice regnante – il 6 gennaio 2013 – ad un mese dalla storica rinuncia, Papa Ratzinger ricordava così il momento cruciale dell’Epifania del Signore: «Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana. E per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se Egli si curi di noi e come noi possiamo incontrarlo. Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio».