A volte le domande più “banali” servono per capire nel profondo i perché di tradizioni concrete e attualissime come l’Epifania del Signore che si festeggia come oggi ogni 6 gennaio: per capire cosa sia per davvero l’Adorazione dei Re Magi presso il Bambin Gesù nella capanna di Betlemme – l’ultimo evento del ciclo di Natale per la storia della cristianità – occorre soffermarsi un attimo su quell’autentico annuncio al mondo della nascita di un bimbo che cambierà per sempre la storia del mondo. I tre sapienti dotti in arrivo da Oriente – che la tradizione definisce “Re” Magi – fanno la loro comparsa nel Vangelo di Matteo quando si legge che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre fanno visita a Betlemme “guidati” forse da una stella cometa: «mentre Gesù, Giuseppe e Maria erano ancora a Betlemme, poco dopo il parto, dei Magi venuti dall’Oriente si fossero recati in visita presso di loro, guidati da una grande stella».
La parola “Magi” però non significa quanto oggi si intende, bensì è la traslitterazione del termine greco “magos” e si riferisce al titolo di “re-sacerdoti” dello zoroastrismo, tipici dell’ultimo periodo dell’impero persiano. L’Epifania – letteralmente “la manifestazione” – si permea della figura dei tre Magi che ‘attirati’ dalla grande stella, non danno retta a Re Erode (che chiedeva loro di informarli sul luogo dove stava per nascere il Messia) e si dirigono a Betlemme adorando il Bimbo e informando Maria e Giuseppe di fuggire dalla persecuzione erodiana.
CHE COS’È L’EPIFANIA
L’Epifania del Signore è dunque una festa cristiana
che si celebra il 6 gennaio e che culmina la tradizione del Santo Natale: è il giorno della luce per eccellenza con quella “manifestazione” in tutto l’umile splendore che il Bambino Gesù seppe dare al mondo lì rappresentato da pastori, contadini, semplici passanti e dotti sapienti in viaggio da molto lontano. «L’ incontro con Gesù non trattiene i Magi, anzi, infonde in loro una nuova spinta per ritornare al loro paese, per raccontare ciò che hanno visto e la gioia che hanno provato. In questo c’è una dimostrazione dello stile di Dio, del suo modo di manifestarsi nella storia. L’esperienza di Dio non ci blocca, ma ci libera; non ci imprigiona, ma ci rimette in cammino, ci riconsegna ai luoghi consueti della nostra esistenza», ricordava nell’omelia dello scorso anno per l’Epifania Papa Francesco. E l’Epifania è infatti quell’incontro “permesso” dalla manifestazione di Cristo al mondo: un incontro che non solo rende lieti ma che cambi la storia per sempre. Non basta infatti sapere che Dio è nato – come infatti sapeva Erode – se poi non viene incontrato con sincera curiosità: ancora il Santo Padre, nell’omelia del 6 gennaio 2019, ribadiva «Quando il suo dove diventa il nostro dove, il suo quando il nostro quando, la sua persona la nostra vita, allora le profezie si compiono in noi. Allora Gesù nasce dentro e diventa Dio vivo per me». E sempre Francesco sottolineava come l’Epifania «è una parola che indica la manifestazione del Signore, il quale, come dice san Paolo nella seconda Lettura (cfr Ef 3,6), si rivela a tutte le genti, rappresentate oggi dai Magi. Si svela così la bellissima realtà di Dio venuto per tutti: ogni nazione, lingua e popolazione è da Lui accolta e amata. Simbolo di questo è la luce, che tutto raggiunge e illumina».
RE MAGI, TRA STORIA E “SIMBOLI”
I Magi nella loro ricerca spasmodica della verità si imbattono in quel Re-bambino e lo adorano, illuminati dalla Grazia della stella: fuori da leggende, tradizioni e simboli che nei secoli si sono diffuse sui Re Magi, è Papa Benedetto XVI ad aver descritto forse meglio di tutti il senso di questa solennità nell’Epifania «erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’ uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare». Il testo biblico sostiene che i Magi intrapresero il loro viaggio verso Betlemme poiché videro una “stella” apparire in cielo; la Cometa è un lascito diretto di Origene, teologo alessandrino del III secolo d.C., convinto che quel fenomeno in cielo fu proprio la Cometa (come poi raffigurato anche da Giotto secoli più tardi nella Cappella degli Scrovegni a Padova, ndr). Studi più recenti invece tendono ad escludere la possibilità di una Cometa di Halley di passaggio in quel periodo storico: piuttosto, spiega un focus di “In terris” sull’Epifania, «La stella dei Magi molto probabilmente è stato un evento astronomico poco appariscente, ignorato dai più, ma carico di significato dal punto di vista astrologico». La tradizione poi vuole che i Magi in arrivo a Betlemme si fermarono da una anziana signora per chiedere informazioni sulla strada da seguire: come ben sottolinea Famiglia Cristiana, «nonostante le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al Bambino, l’anziana signora restò ferma. Salvo poi dopo pentirsi della sua riluttanza. Per questo preparò un cesto di dolci, uscì e cercò i re. Ma non li trovò. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù». Nacque così la “leggenda” della Befana che porta doni ai più piccoli.