COS’È L’EPIFANIA DEL SIGNORE E PERCHÈ LA CHIESA CELEBRA OGGI 6 GENNAIO
Come ogni 6 gennaio, la Chiesa Cattolica celebra l’Epifania del Signore, il giorno in cui il Bambino Gesù si “mostrò” al mondo per la prima volta con la visita iconica dei tre dotti in arrivo a Oriente, gli altrettanti celebri Re Magi. Il giorno scelto a livello di calendario prende spunto dall’antichità e venne stabilita dopo la morte di Gesù attorno al quarto secolo, in concomitanza alla scelta “simbolica” della data del 25 dicembre come Natale del Signore. Il 6 gennaio fu scelto contando per esattezza i 12 giorni dal 25 dicembre: il motivo va unito probabilmente (non v’è certezza storica in merito, ndr) alla volontà di assorbire nel cristianesimo un antico rito pagano legato alla dea Diana. Nell’antica Roma infatti la divinità e protettrice della fertilità, nonché simbolo di rinascita, veniva festeggiata 12 giorni dopo il solstizio d’inverno.
Per i credenti, l’Epifania del Signore chiude il Tempo liturgico del Natale celebrando la manifestazione al mondo del Bambin Gesù nato a Betlemme in una umilissima mangiatoia: una manifestazione del Messia, re dei Re, accolto dalla Sacra Famiglia con San Giuseppe e Maria sua madre. Il giorno dell’Epifania dopo il Natale è la giornata della luce, in quanto è proprio grazie a quella “manifestazione” in tutto l’umile splendore che il Bambino Gesù seppe dire al mondo la sua “promessa” di salvezza. Una promessa che si fece carne in quella mangiatoia e davanti all’accorrere dei Re Magi, “istruiti” dalla Stella Cometa in cielo e dai sogni ricevuti in precedenza: «i Magi erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’ uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare», insegnò il Papa Emerito Benedetto XVI nella sua ultima omelia dell’Epifania appena pochi giorni prima della storica rinuncia nel 2013.
I RE MAGI, L’EPIFANIA DI GESÙ E LA “RICERCA DEGLI ASTRI”: IL RICORDO DI BENEDETTO XVI
L’Epifania del Signore si accompagna alla visita dei “Re Magi” a Betlemme: la storia narrata nel Vangelo di Matteo riporta i nomi canonici di Baldassare, Melchiorre e Gaspare, nonostante nel corso dei secoli le tradizioni si sono “mischiate” con diversi dettagli: i Re Magi portarono in dono al Bambino Gesù oro, incenso e mirra, seguendo una stella che l’iconografia religiosa, da Giotto in poi, ha trasformato in una cometa, anche se con più probabilità si trattava solamente di una stella molto luminosa, forse una congiunzione di pianeti. Come ha ricordato Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa per l’Epifania del Signore lo scorso anno, «i Magi incontrano Dio nella povertà: eppure non pensano di aver sbagliato, sanno riconoscere la sorpresa di Dio e la vivono con stupore adorandolo. Nella piccolezza riconoscono il dono di Dio, la grandezza nella piccolezza, il Signore si incontra così nell’umiltà, nel silenzio e nell’adorazione dei piccoli e dei poveri».
Ad un anno dalla scomparsa di Papa Joseph Ratzinger, riandiamo con la memoria al 2011 quando nel giorno dell’Epifania Benedetto XVI scelse un’omelia molto particolare per provare a spiegare alla cristianità l’unità tra l’umiltà di Gesù nella mangiatoia e la grandezza di studi e scienza “volti” a quel Mistero appena nato in Terra. «La ricorrenza odierna sottolinea la destinazione e il significato universali di questa nascita. Facendosi uomo nel grembo di Maria, il Figlio di Dio è venuto non solo per il popolo d’Israele, rappresentato dai pastori di Betlemme, ma anche per l’intera umanità, rappresentata dai Magi», sottolineò il Papa Emerito morto il 31 dicembre 2022. I Re Magi, spiega il dotto teologo e Pontefice, erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; «erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita». Una stella che ammisero potesse trattarsi di una incredibile “firma” di Dio, «una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare». Per Benedetto XVI l’Epifania non fa che raccontare all’umanità – anche contemporanea – di un’unica vera stella che guida i cristiani: «Cari fratelli e sorelle, lasciamoci guidare dalla stella, che è la Parola di Dio, seguiamola nella nostra vita, camminando con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda. La nostra strada sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci. E potremo anche noi diventare stelle per gli altri, riflesso di quella luce che Cristo ha fatto risplendere su di noi».