Ebbero l’ardire folle di andarsene di casa, quand’era comodo stare dentro casa, con tutti i comfort a disposizione: la sapienza, la reputazione, il semplice fatto d’esser ricchi. “A restare per comodità son capaci tutti!” avrà detto Gaspare all’amico Melchiorre. “Restare comodi – ribatté Baldassarre – non è per niente segnale della verità. La verità è spesso lungi dall’essere comoda”. Forza: anche noi, come altri prima di noi, andiamo a Betlemme.
Fecero drizzar i cammelli: via di corsa, agganciati ad una stella, per andare a vedere che faccia avesse quella sorpresa da tutti decantata come un qualcosa d’indicibile, mai apparso prima. Si incamminarono più per fede che per conoscenza, senza il minimo sospetto di incontrare Colui che avrebbero incontrato: fu per scommettere nell’inaspettato che si scomodarono dai loro bastioni d’Oriente, abbracciando l’audace viaggio. Non solo la salute misero in pericolo, anche la faccia, la reputazione, la nomea costruitasi giorno dopo giorno chini sui libri, con gli occhi a scrutar le stelle. Non di certo una scelta di comodo la loro: “Proprio lì – avran ripetuto per anni dalle cattedre – va a suicidarsi il cuore: nelle scelte di comodo. Se potete, quando potrete, cercate sempre il meglio per voi”. Lo ripetevano agli altri, lo fecero loro.
La strada fu piena di briganti e d’agguati, tappezzata di gentaglia stravaccata sul divano. Persone che, a sentirle, si professavano libere e pure potenti. Non si accorgevano di avere barattato la libertà con l’agiatezza: “Dov’è colui ch’è nato, il re dei Giudei?” chiedevano i tre d’Oriente, cercando di tenere in sesto il loro viaggio.
Bastò una domanda così, formulata con fanciullezza, per spedire con le gambe all’aria il signor Comodità, l’eccellentissimo Erode. Dal suo divano-letto chiese lumi su quel nuovo nato che, robe da matti, gli incuteva paura per il solo fatto che la gente si scomodava per lui. Uomo dell’ovvio, tentò la cosa più ovvia per chi ha un pugno di potere, ch’è quella di comprarsi i cuori liberi, gli ultimi cervelli pensanti: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo“. Lui, però, non s’azzardò a mettersi in viaggio: troppo rischioso politicamente. Mandò altri, stette dietro le quinte, pronto a scattare come un giaguaro nell’ora del raccolto. Gli riconoscevano un unico talento: riuscire a stare comodo su qualsiasi divano.
La stella, oscuratasi udendo la bieca confidenza del Re pagliaccio, rise a crepapelle: “Adoro sentirmi raccontar le fandonie quando conosco la verità!”. Lei si ritrasse: il buio nel quale lasciò il cielo fu per i Magi il segno evidente del buio che splendeva nel cuore del maghetto-Erode. Quel giorno bastò un colpo di buio per far luce sul cammino: più che credere in Dio, Erode credeva nella comodità di credere nel Diobambino.
Bastò loro quella domanda, nascosta nella comodità di un invito fantoccio – “Andate (voi), poi ditemi (che ci vado anch’io, se valuterò che vale la pena)” – per attaccare alla porta della reggia un cartello-promemoria, come Pollicini d’Oriente: “Qui dentro s’affittano vuoti interiori dotati di qualunque comfort”.
Affamati com’erano, i tre ripresero il viaggio: la stella riprese pure lei il viaggio. S’accorsero d’essere arrivati quando lei “si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino“. Ciò che, entrati, ammirarono dal vivo, bastò per decretare fruttuoso quel loro viaggiare: “Ci siamo scomodati, ma n’è valsa la pena!” disse Baldassarre. “Sul groppone ai cammelli saremo anche stati scomodi – ribatté Gaspare – ma guardate che comodità, adesso, poter vedere Dio in prima fila”.
Persero le parole, proprio loro, qualificati oratori. Lasciarono parlare il cuore: “Si prostrarono, lo adorarono (…) Aprirono i loro scrigni, gli offrirono oro, incenso e mirra” (cfr Mt 2,1-12). Poi, saziati nel cuore, a casa fecero ritorno “per un’altra strada“. Il Cielo fece loro dono d’inventarsi un’altra strada per rientrare, purché non passassero accanto ad Erode. Che, dal divano, continuava a stringere amicizie di comodo, senz’accorgersi ch’eran già diventate scomodissime. “Marameo!” gli fecero i tre.
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