Erano ragazzi in barca è un film che racconta la storia della squadra di canottaggio statunitense che vinse la medaglia d’oro in occasione dei Giochi olimpici di Berlino 1936. Per la regia di George Clooney, che ha come riferimento “The Boys in the Boat” scritto Daniel James Brown, il film ripercorre passo dopo passo l’impresa compiuta da otto vogatori – Roger Morris (Sam Strike), Charles Day (Thomas Elms), Gordon Adam (Joel Phillimore), John White (Thomas Stephen Varey), James McMillin (Wil Coban), George Elwood Hunt (Bruce Herbelin-Earle), Joe Rantz (Callum Tarner), Donald Hume (Jack Mulhern) – con il timoniere Robert Moch (Luke Slattery), tutti allenati da Al Ulbrickson (Joel Edgerton).
Erano ragazzi in barca è un film appassionante che mostra come da un lato lo sport abbia un grande valore educativo, in quanto fa vivere concretamente un metodo in cui le doti personali possono crescere, e dall’altro evidenzia la funzione di riscatto sociale esercitata dalle competizioni sportive. Inoltre, il film fa vedere cosa significhi uno sport di squadra, come uno dei protagonista del film (Joe Rantz) dirà in conclusione da nonno al nipote “eravamo in otto, in realtà eravamo uno” ed è questo ciò che persegue in tutta la vicenda il coach Al Ulbrickson: raggiungere l’unità perfetta tra gli otto componenti della squadra, non che ognuno voghi per sé, ma tutti all’unisono.
La vicenda raccontata da Erano ragazzi in barca nasce dentro il dramma dell’America nel periodo della Grande Depressione. Joe Rantz non ha i soldi per pagare le tasse universitarie, vive in un’automobile, abbandonato dal padre. La sua, come quella di tanti altri giovani, è una situazione drammatica, vive nella povertà, non riesce neanche a trovare un piccolo lavoretto, quando gli si affaccia una possibilità: il coach Al Ulbrickson cerca otto vogatori per formare una squadra di riserve con cui partecipare alle qualificazioni per le Olimpiadi di Berlino 1936.
Entrare nella squadra significava avere vitto e alloggio. Sono numerosi quelli che si presentano alla selezione, Joe Rantz è motivato e mette tutte le sue energie nelle faticosissime prove cui viene sottoposto assieme a tutti quelli che con lui vi tentano. Alla fine vi riesce, ed è così che viene composta quella che avrebbe dovuto essere la squadra delle riserve di Washington.
A questo punto diventa interessante, ed è il cuore del film, la formazione della squadra: non basta che uno sappia vogare e sia veloce, bisogna raggiungere quell’unità, quell’armonia di movimenti che fa di otto vogatori una squadra che è tutt’uno con la barca. Decisiva in questo percorso è la scelta del timoniere, è lui che sa valorizzare di ogni vogatore le capacità e le sa guidare all’unisono. Così quella che doveva essere la squadra delle riserve conquista il coach Al Ulbrickson che – e anche questo è un fattore decisivo – comincia ad avere fiducia in loro. È un’escalation di successi, con la qualificazione alle Olimpiadi e la vittoria della medaglia d’oro. Sono otto atleti che vengono dalla povertà, che hanno conosciuto la fame e che hanno trovato la motivazione per fare un’attività sportiva in cui ritrovare la propria umanità: la vittoria è una conseguenza di questo lavoro su loro stessi, che il film sa documentare in modo commovente.
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